Cari lettori,
oggi un appuntamento speciale con Philmosophy per parlare di un film che racconta una realtà nella realtà di una realtà, che è nella realtà di una realtà. Insomma, parliamo di una pellicola che fa sua, forse più di ogni altra, una delle domande fondamentali dell’uomo: la realtà che vediamo è davvero la realtà vera? Per la regia del grande David Cronenberg, un film del 1999: eXistenZ.
In un futuro imprecisato, la famosa creatrice di videogiochi Allegra Geller sta per presentare la sua ultima creazione: eXistenZ, un gioco basato su un particolare sistema di collegamenti biologici che permette al giocatore di vivere una dimensione parallela del tutto realistica. Durante la prima dimostrazione del gioco, un terrorista infiltrato fa fuoco e ferisce Allegra: quest’ultima sarà costretta a fuggire insieme a Ted, addetto alla sicurezza nella ditta che distribuisce eXistenZ. Il ferimento della donna, a quanto pare, ha messo a repentaglio la stessa sopravvivenza del gioco.
Il 1999 è un anno proficuo per le pellicole a sfondo fantascientifico e, soprattutto, per quelle che trattano la questione della realtà nella realtà. Matrix ne è il capostipite, ma oggi noi parliamo di eXiStenZ. Innanzitutto va detto che per apprezzare il cinema di Cronenberg andrebbe conosciuta tutta la sua filmografia, tant’è che i suoi film sono un susseguirsi ed uno svilupparsi di idee che inizia, appunto, a sviluppare al principio della sua carriera e che con gli anni perfeziona e rende sempre più complete e dettagliate. L’idea che sta alla base di eXistenZ è semplice: questa realtà nella quale noi respiriamo è la realtà vera? Differentemente da Matrix, citato poco sopra, non v’è una dicotomia fra macchina e uomo, quindi un futuro così lanciato in avanti, bensì v’è una diatriba sanguinolenta fra due fazioni per un’ideale del tutto frivolo se non superfluo – ma non farò spoiler.
Guardando eXistenZ proviamo più stati d’animo, abbiamo più idee che si sviluppano nella nostra testa e che, man mano che il film avanza, vengono fagocitate da altre che fino alla scena prima non erano nemmeno in essere. Quindi è una pellicola che smuove la mente, che necessita ragionamento ed elasticità mentale, che fa riflettere e che si rivela scomoda allo spettatore; existenZ è un film che si lascia assorbire con una facilità disarmante e proprio grazie a questo lo spettatore si sente scomodo perché, a differenza di altre pellicole, questa l’ha assorbita proprio tutta. Cronenberg è riuscito ad impacchettare un film che una volta visto non si dimentica, anzi, ogni tanto ritorna in testa e ci spinge a porci delle domande: spinge, oltremodo, al volerlo riguardare sapendo pur bene che il film in sé è fastidioso, proprio perché non parla di una storia aliena al nostro essere. No, Cronenberg parla proprio di noi. E lancia una critica fortissima e vigorosa al mondo che, nel 1999, lui capì che sarebbe nato; l’uomo non sa se la realtà in cui vive sia effettivamente vera o falsa, immaginiamoci l’uomo che vive in una realtà da lui creata per fuggire dalla realtà in cui vive, pur sapendo che, forse, questa stessa realtà potrebbe essere solo una falsa realtà costruita per nascondere la vera realtà. E se questa è la critica di base che muove le fila dell’intero film, nel sottotesto ci sono altre innumerevoli critiche alla società di quegli anni che già si stava spingendo, con la fantasia e con la tecnologia, in un futuro di cui non si sapeva nulla. Inutile aggiungere che questa visione del regista nasce e cresce da una visione filosofica ben definita; in questo film Cronenberg lascia presupporre che conosca la filosofia di Schopenhauer e che la condivida, proprio perché va a metter mano in ambienti tipicamente schopenhaueriani come il velo di Maya (la vera realtà sotto una falsa realtà) ed un pessimismo quasi stoico che innalzi quei momenti ludici e felici fra l’andirivieni della crudezza della vita.
Cronenberg in eXistenZ usa lo sfondo del videogioco, che diventa una vera e propria realtà virtuale, per muovere l’intera pellicola che, a sua volta, ci fa notare, sì critiche asprissime di cui ho scritto sopra, ma anche una critica ferrata ad un futuro che lui (il regista) vedeva come prossimo e che puntualmente si è avverato. Nel 1999 i videogiochi erano già diffusi e vantavano già un pubblico accanito ed affamato di novità, ma è stato solo con gli anni futuri che ciò che prima segnava solo un divertimento – come uno sfogo dalla realtà -, poi dava linfa a lotte e guerre, prima mediatiche e poi anche fisiche, fra oppositori e favorevoli di questa nuova realtà, appunto, videoludica. Ma non si ferma qua Cronenberg, facendo emergere la possibilità che dalle parole e da qualche tafferuglio si potesse passare a veri e propri atti terroristici in nome di un “divertimento” che sempre meno punta a divertire, bensì ad anestetizzare la società in favore del controllo culturale.
Se queste parole non ci sono nuove non è un caso: dal periodo gonfio di cultura delle domande, delle infinite domande, siamo passati al periodo delle infinite risposte e della madre scienza risponditiva. Questo è uno dei tasselli più importanti nella filmografia di Cronenberg che, guarda caso, spunta in ogni suo film e, con forza assai vigorosa, in eXistenZ. Il film non punta a darci risposte, anzi, e non vuole essere un baluardo escatologico, ma gradisce porci delle domande che, forse, abbiamo smesso di farci in favore di risposte che non sappiamo nemmeno se essere vere o false. Cronenberg vuole farci riflettere e vuole scomporre la nostra sicurezza colpendoci in pieno. E con la scena finale ci lascia con una domanda: ma qual è la realtà? qual è la verità? mi sto facendo la giusta domanda?
“Perché la risposta è il tratto di strada che ci siamo lasciati alle spalle: solo una domanda può puntare oltre.” – Jostein Gaarder