14 Luglio 2021

Luglio 21 – Cuts You Up

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Peter Dark da sempre ascolta musica, una vita dedicata ai suoni e alle scene che ne sono emerse. Di questo mondo continua a farne parte, con la stessa curiosità di quando negli anni 80 zaino in spalla percorreva miglia per comprare un disco.
Per Lautoradio inizia a curare questa rubrica con le novità più interessanti del mese.


Eccoci al secondo appuntamento di Cuts You Up, la rubrica che mi permette di condividere con voi (creature simili e non) queste emozioni sonore.

E allora, tuffiamoci nel magico mondo della nostra musica.

Se ancora sono lontani dallo spegnersi gli echi di Melbourne, che ha elevato, grazie a nomi come King Lizzard & the Lizard Wizard o Tropical Fuck Storm, il suono sporco e malato dei Boys Next Door, Birthday Party e Cosmic Psychos, la vecchia Albione non sta di certo a guardare, lanciando i suoi tentacoli colorati di Post Rock tra Slint e June of 44, gli adorabili The Fall e addirittura come nel caso dei Black Country, New Road della musica Klezmer.

Ecco quindi i tre dischi che devono far smuovere i vostri cuori e i vostri corpi.

Black Country, New Road – For the First Time

Squid – Bright Green Field

Black Midi – Cavalcade

Tris da avere!

Rimaniamo nell’orbita Post Punk con il debutto di un gruppo italo-britannico: Qlowsky. Molto più oscuri (vicini alle sonorità dark) e teatrali del già citato terzetto inglese, i Qlowsky ci immergono in un mondo oscuro e paranoico degno dell’attuale stato delle cose. Per cervelli nervosi e martellanti.

Qwolsky – Quale futuro

Attenuiamo leggermente i toni e addentriamoci con grazia nel dream pop dei Beachy Head (progetto di Christian Savill, chitarrista dei Slowdive). Musica dolce e sognante a dispetto del nome del gruppo: beach head è un promontorio inglese tristemente noto per i tantissimi suicidi.

Beachy Head – Beach Head

Albin Julius è tornato! Lui e il suo minaccioso, cupo, gotico, bellissimo suono che mischia Morricone con Wagner, Nico con il kraut rock, insomma, un lavoro eccentrico ma molto particolare. Per menti libere!

Albin Julius – Der Blutharsch and the infinite church of the leading hand

Rimaniamo in ambienti pervasi da oscuri misticismi ed esoterismi stranianti con un lavoro che altro non è che il racconto della pratica dell’automummificazione in uso nel giappone del XII secolo, praticato in alcune ramificazioni buddiste.

Naturalmente tanto ambient-dark mischiato all’industrial per il duo italico Sokushinbutsu Project.

Sokushinbutsu Project – Sokushinbutsu

Ancora musica “altra” per palati fini con la norvegese Jenny Hval e il suo ultimo progetto Lost Girl che qui vira verso suoni mansueti e, tribali e trance, splendidamente sussurrati da Hval. A volte mi ha ricordato alcune cose degli Swans. Un disco bellissimo, rarefatto e che viene direttamente dall’anima.

Lost Girl – Menneskekollektivet

E adesso, il vostro Peter Dark è lieto di annunciarvi le ristampe dei lavori solisti di Peter Murphy, annunciate da mesi e finalmente nelle mie bramose mani (per quei pochi eretici, il grande Peter è il cantante dei Bauhaus): Deep (il vinile in prima edizione costava un botto), Holy Smoke e Cascade.

Tris perfetto per cuori sognanti.

A proposito di ristampe, è appena uscito nei negozi il capolavoro di uno dei poeti maledetti di quella Los Angeles tutt’altro che solare: Jeffrey Lee Pierce e i suoi Gun Club, anime dannate, innamorate di blues, dark, rockabilly e punk miscelati e sputati con rabbia poetica.

Dopo l’immenso Fire of Love, ecco Miami, for the Jeffrey’s love.

Cocludiamo con il vinile che ho ripreso a far girare, con il cuore in tumulto, sul mio piatto.

1987, Berlino, Jochen Arbeit, Chris Dreher, Rainer Link, Thomas Wydler, ovvero i Die Haut. Il loro è un autentico capolavoro, un disco che presenta la facciata A con brani tutti strumentali, da brividi, tra cinema espressionista e spaghetti western, e la facciata AA con Die Haut e le voci di Nick Cave, Anita Lane; Mick Harwey, Kid Congo Powers. Canzoni intrise di dolcissima, malata nostalgia. Come guardarsi il viso in una fonte di acqua putrida.

Il mio disco del mese: Die Haut – Headless Body in Topless Bar (1988)


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