Con un saluto galante ed un levarsi il cappello, torno in punta di piedi sul pulpito di Philmosophy. E con una puntata speciale. Il 27 gennaio è stato il Giorno della memoria, e per omaggiare tal ricordo, abbiamo deciso di proporvi un appuntamento domenicale e di assoluta riflessione. Quest’oggi porgo sul ripiano un film passato quasi in sordina, distribuito sottilmente, ma reso al grande pubblico dalla piattaforma Netflix. Quest’oggi parliamo di una pellicola che mi ha commosso ed ha lasciato il suo graffio nella mia mente: Riphagen, di Pieter Kuijpers.
La trama è molto semplice. Questo è un film biografico di Bernardus Andreas (Dries) Riphagen, criminale tedesco che collaborò con gli uomini di Hitler nell’eccidio ebreo. Non aggiungo nulla della sua biografia, che potrete trovare completa su wikipedia, perché altrimenti rovinerei il gusto della visione, ma posso senz’altro aggiungere qualche particolare “artistico”.
Il film si veste d’intrigo, fin dall’inizio, permettendo allo spettatore, magari anche ignaro della biografia del Riphagen, d’immedesimarsi e di perdersi in un continuo andirivieni di informazioni, soggiogamenti, promesse ed astute menzogne. Ed in questo tamburellante eterno ritorno della libertà scambiata per la costrizione dei propri diritti civili opera Riphagen che, nella sua fredda ed accogliente maniera, soggioga lo spettatore in un caldo e raggelante abbraccio spinoso. Non sai mai cosa accadrà dopo, non sai chi sia il buono e chi sia il cattivo. Tutto è avvincente e niente è scontato. Tutto è così reale da sembrare irrealmente reale.
Tecnicamente il film regge la distanza, non annoiando quasi mai e non permette rimpianti di trama: o la segui, o ti perdi clamorosamente. Soprattutto nel grande intreccio centrale. Non è sempre facile essere vigili, ma Riphagen necessita di pensiero ed il pensiero necessita di concentrazione. Gli ambienti sono ben ricostruiti, così come il periodo storico, la pressione mediatica ed il clima mortalmente seducente.
Riphagen è un film che ti graffia l’anima e ti corrode i sentimenti. Lascia un segno; ed è questo quello che deve fare un film, no? Lasciare un segno di sé.