Il Sole dell’Avvenire
Leggere non è certo un dovere ma è piacevole, almeno quanto farsi una birra (e non fa ingrassare). Senza nessuna presunzione vorrei segnalare dei libri che ho apprezzato e che penso possano piacere anche a voi; non sempre si tratta di libri recenti, e la scelta è del tutto arbitraria: alcuni autori non riesco o non voglio leggerli.
Si tratta di romanzi, per saggistica e storia fatevi consigliare da qualcun altro, a me piacciono le storie.
Oggi consiglio “Il sole dell’avvenire. Vivere lavorando o morire combattendo” primo di una trilogia di Valerio Evangelisti, pubblicato all’inizio del 2014.
Evangelisti è uno scrittore prolifico, uno storico e un compagno; se volete conoscere altre opere so che siete bravissimi a consultare internet; è anche direttore editoriale di Carmilla, webzine di “letteratura, immaginario e cultura di opposizione”. Se non l’avete già fatto è ora di leggerne qualcosa.
Di che parla “Il sole dell’avvenire”?
I protagonisti sono i poveracci, quelli che di solito non occupano il primo piano, nei romanzi come nella storia. Seguendo le vicende di braccianti e contadini di Romagna dal 1875 alla fine del secolo scopriamo la miseria del precariato, la nascita delle organizzazioni bracciantili, la forza della ribellione. Ci viene rappresentata anche l’eterna litigiosità tra anarchici, repubblicani, socialisti rivoluzionari, socialisti scientifici, nel farsi e disfarsi di aggregazioni diverse: partiti, cooperative, leghe, fasci, liti rancorose, fino alle coltellate e ai duelli.
Il padronato agrario impone le sue regole, sfrutta e ricatta i mezzadri e i braccianti, ma soprattutto fa le leggi, dispone delle forze di polizia, esprime la magistratura.
Evangelisti conosce bene la storia del partito socialista rivoluzionario, ma soprattutto sa cogliere gli aspetti tuttora attuali delle ribellioni e di certi avvenimenti (come l’oppressione della Germania sulla Grecia, il peso dell’indebitamento verso le banche, il dumping in agricoltura, ma anche l’importanza di avere luoghi dove riunirsi, consumare a costi contenuti, produrre cultura: le “cameracce” romagnole mi hanno richiamato alla mente i centri sociali).
A quanto pare non basta conoscere la storia per evitare che si ripeta, ma è sempre meglio conoscerla per interpretare la realtà. Molto interessante la descrizione della trasformazione agricola, delle tecniche di coltivazione, bonifiche (esportando braccianti, gli scarriolanti, nell’Agro romano e fino in Grecia), e conseguente latifondo, l’introduzione di colture e macchine e degli effetti sulle trasformazioni sociali.
C’è una folla di personaggi, molti storicamente esistiti, e qualche curiosità sulla collocazione politica di personaggi della vita culturale come Pascoli, Carducci, De Amicis. Commenti e discorsi sono tratti da giornali dell’epoca, e a dare vitalità è anche la cultura popolare con l’inserimento di canti e di poesie.
In conclusione leggetelo! E fatelo leggere.
Suggerimenti:
Cinema – “Novecento” di Bertolucci, ambientato nella stessa epoca e luoghi,
Musica – per conoscere i suoni dei canti di protesta:
La Boje https://www.youtube.com/watch?v=19DSjRa8jGE
L’inno dei lavoratori https://www.youtube.com/watch?v=yUNo8g7v8rc
Letture – Alexik. https://www.carmillaonline.com/2014/12/01/prima-dellart-18/ sul lavoro negli anni 50, e non pensiate che non c’entri niente.
La lettrice disordinata