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28 Febbraio 2014

Grande distribuzione e sfruttamento dei migranti

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petizione alla coopLo sfruttamento dei migranti come forza lavoro nella produzione agricola in Italia è una realtà  molto diffusa nel normale funzionamento del sistema della grande distribuzione. Il basso costo dei prodotti permette alla grossa catena di supermercati che li acquista di avere un ampio margine di guadagno nella vendita, pur mantenendo un prezzo competitivo, poichè a pagare tale prezzo è il bracciante, reale colonna portante del sistema di produzione e vendita.

“Les récoltes de la honte” è il titolo di un’inchiesta svolta lo scorso Settembre dalla tv francese France2. Nell’inchiesta emergono le condizioni di lavoro dei braccianti in Puglia, per lo più stranieri migranti, impiegati nella coltivazione e lavorazione di ortaggi venduti poi ai grossi supermercati francesi. Venduti a prezzi tanto bassi che hanno spinto qualche giornalista d’oltralpe a chiedersi cosa permettesse una tale economicità della forza lavoro in Italia. La logica attualmente perseguita dal sitema della grande distribuzione sfrutta la disperazione con la quale il migrante (ma non solo, spesso si tratta di disoccupati provenienti da qualche azienda in crisi) si presenta a cercare lavoro, disposto com’è, o meglio, costretto, a subire pratiche di caporalato, e ad accettare uno stipendio a nero, senza nessun tipo di assistenza in condizioni ai limiti della schiavitù.  L’estremo bisogno del bracciante consente all’azienda per cui egli lavora, di vendere il prodotto alle grosse catene di supermercati a prezzi stracciati, con grave danno per i produttori che decidano di far lavorare in condizioni dignitose e con un giusto stipendio i propri dipendenti. Spesso si parla del fenomeno sfruttamento riferendosi al meridione d’Italia, ma è vero, anche se meno noto, che queste pratiche sono diffuse anche al Nord. Un esempio è dato dai vigneti della Franciacorta, una zona collinosa compresa fra Brescia e il lago d’Iseo, dove  il sitema del caporalato permette di sfruttare lavoratori, anche qui per la maggior parte migranti, nella produzione di vini venduti per la loro qualità a prezzi altissimi. Ma si capisce che di tale ricchezza il bracciante non vedrà che il suo solito stipendio di gran lunga inferiore al minimo consentito.


Anche nel resto d’Europa qualcuno è stato “incuriosito” dal sistema della produzione agricola italiana, tanto che lo scorso Ottobre si è tenuto un incontro tra sindacati norvegesi e sindacati italiani finalizzato a promuovere in Italia la conoscenza degli standard etici da far seguire ai produttori riguardo il rapporto con i lavoratori.

E’ in questo contesto che il gruppo “Il Popolo delle Arance” ha deciso di presentare una petizione alla COOP, per ottenere una maggiore trasparenza dei prezzi, azione che rappresenta una denuncia pubblica delle contraddizioni presenti nel sistema della grande distribuzione e del non rispetto da parte di queste aziende, o in questo caso cooperative, della dignità dei lavoratori, a cui esse devono la loro fortuna.

Sono passati pochi anni dai fatti che videro ribellarsi, nel 2010, i migranti sfruttati per produzione di arance a Rosarno, RC, (rivolta grazie la quale nacque il progetto di commercio equo, Equosud – SOS Rosarno) e, nel 2011, fu la volta dei migranti impiegati nei campi di pomodori di Nardò, LE. Segnali, questi, di come sia ancora possibile  sperare in un sistema che tenga conto della dignità umana prima di tutto, a prescindere dalle condizioni economiche.Carta-di-lampedusa

Un grande passo in avanti in questo senso è stato d’altra parte fatto con la stesura e la diffusione di quel patto sociale di rilevanza europea scaturito dal basso che è la Carta di Lampedusa, sorta dal bisogno di cambiare le inappropriate politiche internazionali riguardanti l’immigrazione e tutto ciò che ne consegue. Nel suo testo si promuove infatti: “libertà di movimento, libertà di scelta, libertà di restare, libertà di costruzione e realizzazione del proprio progetto di vita in caso di necessità di movimento, libertà personale e libertà di resistere”. Elementi che, se perseguiti concretamente, costituirebbero un’importante occasione per  tutt* di non trovarsi mai più a dover svendere anche la loro dignità per poter guadagnare qualcosa per sopravvivere.

L.F.

LA PETIZIONE – Richiesta de Il Popolo delle Arance a COOP ITALIA: Chiediamo un prezzo TRASPARENTE, realmente SOSTENIBILE per i produttori agricoli e per i braccianti
http://www.change.org/it/petizioni/coop-italia-chiediamo-un-prezzo-trasparente-realmente-sostenibile-per-i-produttori-agricoli-e-per-i-braccianti

LA CARTA DI LAMPEDUSA – Leggi e sottoscrivi anche tu!
-SCOPRILA CON NOI: https://www.facebook.com/events/1544334152457450/?ref_newsfeed_story_type=regular
-LEGGI LA CARTA: http://www.meltingpot.org/La-Carta-di-Lampedusa-18912.html#.UxBrw_l5PT8
-PER ADERIRE: https://docs.google.com/forms/d/1QLymcIJ7dyLuPV-DI-9LWizqPrOkDzt_d2R9m_zoJnM/viewform

L’INCHIESTA – France2 – Inchiesta “Les récoltes de la honte”

28 Febbraio 2014

Presentazione de LAUTORADIO

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DOMENICA 16 MARZO , alle ore 18.00 presso il C.S.O.A. Ex Mattatoio, si terrà l’incontro pubblico de Lautoradio che si articolerà su 2 livelli: presentazione e discussione del progetto e autoformazione sulle tecniche di gestione della web radio.

Lautoradio nasce dalla volontà, di diverse realtà sociali che operano in città, di incontrarsi e lavorare in sinergia mettendo in rete e socializzando conoscenze, esperienze, saperi e valorizzando la pluralità e la molteplicità dei contributi dati.
Questo progetto si inserisce in un percorso politico dal basso che, partendo dai centri sociali, si pone nell’ottica della riappropriazione dei saperi, degli spazi e del welfare.
Grazie anche e soprattutto al sostegno e alla collaborazione di Radiosonar.net (web radio romana) Lautoradio, che comprende oltre alla web radio anche un aggregatore di blog, sta crescendo e realmente vedendo la partecipazione di tanti e tante.

Proprio Radiosonar.net sarà presente all’iniziativa per contribuire al dibattito e fornire gli strumenti e le conoscenze necessarie alla realizzazione pratica della web radio.

SIETE TUTT* INVITAT* A PARTECIPARE AL PROGETTO E A CONTRIBUIRE CON LE VOSTRE IDEE!!!

“NON ABBASSARE LA VOCE…ALZA IL VOLUME!”

   

evento fb : qui

LAUTORADIO

26 Febbraio 2014

I documenti per papà

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“Fai prendere i documenti a mio papà”. La voce e’ squillante e lo sguardo e’ vispo ed ha la felicità di chi ha tutta la vita davanti.
Non credo si renda conto di cosa siano i “documenti”. Come fa a rendersi conto una bambina di sei anni nata in Italia da mamma marocchina e papà tunisino, che il papà non ha più il permesso di soggiorno e che non potrà stare più con loro? Come spiegare una cosa così assurda ad una bambina di sei anni?

Lui è un bravo papà. Lo si capisce. Viene spesso da me assieme alla bimba. Lo capisco subito che è un bravo papà. E lo capiscono anche gli assistenti sociali che lo seguono nell’affidamento in prova ai servizi sociali.
Perché si: lui ha scontato una pena per diversi reati. Sono tanti e tutti inerenti gli stupefacenti. Sempre lo spaccio di quella maledetta polvere bianca.
Diverse condanne per diversi errori del passato.
Ma la nascita della figlia lo cambia. Basta così. Basta con quella maledetta polvere bianca. Basta col venderla. Basta col consumarla.
Lavora adesso. I servizi sociali gli hanno trovato un posto. E lavora sodo. Si fa ben volere anche dal suo datore.
Si comporta bene. Liberazione anticipata ed ecco il fine pena.
Ma i precedenti penali erano tanti e non consentivano il rinnovo. Ed ecco arrivare quella brutta parola che tanto odiamo ma che da il senso: clandestinità.
Vuole lavorare. Ed il lavoro lo avrebbe anche. Ma non ha il permesso ed ha una espulsione misura di sicurezza. E’ socialmente pericoloso, scrisse il giudice: i reati erano tanti.
Non era facile risolvere.
Ma lui era cambiato, era diverso, voleva un gran bene alla figlia.
Lo scrissero i servizi sociali nella loro relazione e venne quindi revocata l’espulsione misura di sicurezza.
Ma rimaneva il problema del permesso. Non dormiva. Era disperato di non poter contribuire al mantenimento della famiglia. La sola a lavorare era la moglie, nonostante il suo handicap.
Andiamo al tribunale per i minori. Qui c’è la figlia piccola. Ha bisogno del suo papà. Date lui un permesso.
Ma i precedenti erano tanti ed il giudice non lo ritiene un buon padre.
La soluzione arriva, però. Ed arriva da Roma.
Lei, la moglie, aveva presentato domanda di cittadinanza italiana. Domanda ferma da cinque anni, nonostante il termine di legge sia di due anni.
Sollecitiamo. Scriviamo. Arriva il decreto di concessione cittadinanza. Giuramento. Ora lui è marito di cittadina italiana: ha diritto ad un permesso di soggiorno.

“Da grande voglio fare pure io l’avvocato”. La voce e’ sempre squillante. Lo sguardo e’ sempre vispo.
Non può aver capito tutte queste vicende da adulti, fatte di giudici, questura, ministero.
Ma ha capito che deve esser accaduto qualcosa di bello. Lo capisce vedendo che il papà adesso e’ sereno. E ne è felice.

26 Febbraio 2014

Aiutami cugino

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L’hanno usato. L’hanno messo in mezzo, come capita spesso. Di sicuro non sapeva cosa vi fosse in quel pacco. O forse un po’ lo sospettava, ma i soldi che gli hanno dato gli avrebbero permesso di mantenere moglie e due figli in Marocco per un bel po’.
Fatto sta che sette chili son tanti. La condanna era per traffico di stupefacenti. Tre anni e sei mesi.
Paga il debito con la giustizia, sconta la pena in carcere. Condotta irreprensibile. Ben voluto dalle guardie carcerarie e dai volontari.
Fine pena, esce di carcere. Ma fine pena e’ a volte anche inizio irregolarità o, come dicono altri, clandestinità.
Sette chili son tanti. E se si tratta di cocaina son tantissimi.
E’ un pericolo per l’ordine pubblico, ritiene la questura. E revoca il permesso di soggiorno.
“Avvocato, posso farti una domanda?” – mi chiede in uno stentato italiano – “tu sei Calabrese, vero?”
Rispondo di si e gli chiedo se fosse vissuto in Calabria.
“Cugino!” – esclama – “sono in Italia da 30 anni, sono stato a Vibo Valentia, a Lamezia”.
“Sei stato anche a Nicotera? Vendevi sulla spiaggia di Nicotera marina?” – chiedo io.
“Si! Nicotera, Tropea, Pizzo! Aiutami, cugino! Voglio solo poter stare in Italia per lavorare. Sono un venditore ambulante”.
Ed in quel momento, per un attimo mi rivedo bambino sulla spiaggia di Nicotera marina a giocare con mio fratello più piccolo e con i miei cugini.
E ricordo i venditori ambulanti marocchini che si fermavano ai nostri ombrelloni, col loro carico di teli da mare, vestiti per donne, occhiali da sole.
“Cugini”, li chiamavamo in Calabria con fare amichevole (erano vu cumpra’, altrove). Ed anche loro chiamavano noi “cugini”. Era da tanto che non sentivo più questa parola.
Il “cugino” che oggi viene a chiedermi di aiutarlo per il suo problema di soggiorno in Italia, tanti anni fa era sulla spiaggia di Nicotera, e magari si sarà fermato al mio ombrellone, avrà scherzato con noi ed avrà riso alle battute di zio Peppino.

26 Febbraio 2014

Iniziativa Carta di Lampedusa – Libertà e diritti per tutt*

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libertà e diritti per tutti

La Carta di Lampedusa è il risultato di un processo costituente e di costruzione di un diritto dal basso che si è articolato attraverso l’incontro di molteplici realtà e persone che si sono ritrovate a Lampedusa dal 31 gennaio al 2 febbraio 2014.

Nella Carta si parla di libertà di movimento, libertà di scelta, libertà di restare, libertà di costruzione e realizzazione del proprio progetto di vita in caso di necessità di movimento, libertà personale e libertà di resistere.
Da Lampedusa si è dato il via ad un percorso che deve vedere tutti e tutte partecipi nel rendere reali i diritti di cittadinanza, che non sono solo diritti dei e delle migranti, ma sono diritti di tutti e tutte.
La sfida è mettere a valore i contenuti della carta, rendendoli, così, concreti e praticabili.
Vi aspettiamo venerdì 7 marzo alle 17 e 30, presso la sala di Santa Chiara(Porta Santa Susanna).

Ne discutiamo con:

Margherita Barocci : Ambasciata dei diritti (AN)

evento: qui.

more info su:
http://www.meltingpot.org/La-Carta-di-Lampedusa-18912.html#.UwfVmoWfics

sottoscrivi la Carta di Lampedusa:
https://docs.google.com/forms/d/1QLymcIJ7dyLuPV-DI-9LWizqPrOkDzt_d2R9m_zoJnM/viewform

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