4 Ottobre 2014

Black Neon

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6 – La locanda alla fine dei mondi

Black Neon è l’ultimo libro di Tony O’Neill pubblicato in Italia da Playground nel 2013. Scrittore, musicista, artista, O’Neill è uno di quei poeti maledetti moderni in perenne lotta con dipendenze ed eccessi. Inizia la carriera suonando in ormai lontani gruppi della scena brit pop come i Kenickie ma poi si abbandona alla droga e inizia un periodo fatto di furti e sopravvivenza.

E’ la scittura a salvarlo. Uno stile graffiante e crudo, apprezzato da Welsh, intimamente autobiografico e violentemente diretto. Black Neon è tutto questo. E’ un intreccio di storie molto diverse e distanti tra di loro che mescolano oltre al motivo portante della dipendenza (comune denominatore di tutti i personaggi) anche sfumature di misticismo e superstizione.

Quella che ci narra O’Neill è una dipendenza atipica, che va oltre le specifiche sostanze stupefacenti; è una dipendenza imposta dai canoni e dai costumi della società che ci concede false scelte: dipendere da sostanze chimiche o dipendere da orari, lavoro e debiti. I personaggi di Black Neon combattono perciò ognuno le proprie più intime battaglie narrate all’interno di storie molto coinvolgenti e ben disegnate.

Il tutto gira inoltre attorno al titolo del libro, Black Neon, o meglio attorno a questa fantomatica e attesissima produzione cinematografica che uno dei personaggi vuole girare tra i bassifondi della città ritraendo tutta la perversione e la scabrosità della Hollywood dei “grandi attori”. Sarà questo il catalizzatore ultimo di tutte le storie che si ritroveranno ad incontrarsi nel bene o nel male e a condividere una volta per tutte le proprie dipendenze.

Ti stanchi delle scocciature, quindi ti disintossichi, analizzi la tua vita e tutte queste minchiate, ok? Ma alla fine hai barattato il tuo unico grosso problema con una tonnellata di altri problemi diversi, ma restano comunque problemi. […] La cosa più divertente è che la roba che è legale e disponibile come l’alcol o Dio o cose così… in gran parte per te è molto, ma molto peggio dell’eroina.

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