E’ un dato di fatto: la gente parla di cose che spesso non conosce. Fin qui niente di male, succede a tutti prima o poi di formulare ipotesi su un qualcosa che si conosce poco, vuoi per non essere escluso dalla discussione, vuoi perché le poche nozioni che si hanno sono reputate sufficienti per partecipare alla stessa.
Il problema nasce quando questo metodo lo si utilizza sempre e si seguono ragionamenti fatti argomentati con i “sentito dire”, i “si dice” e “sono sempre loro”, invece di andare a controllare come sono andate realmente le cose, invece di informarsi.
Come si intuisce dal titolo e dal preambolo sto parlando dei discorsi che riguardano i migranti e del razzismo che oramai si è insinuato nella nostra società a forza di frasi fatte come: “ci rubano il lavoro”, “più immigrati più delinquenza” e “aiutiamoli a casa loro”. All’inizio queste frasi venivano pronunciate solo da alcuni gruppetti fascisti, ora invece a causa di politici senza scrupoli, che ricorrono all’odio e alla paura del diverso solo per avere più voti, sentiamo queste frasi sempre più spesso e, sempre più spesso, la gente finisce per crederci. Aiutati dai media, sempre alla ricerca di vuoti titoli ad effetto, questi slogan si sono fatti strada nella nostra società fino ad essere considerati delle verità assolute, ma così non è.
Io non voglio cedere a tutto questo, anzi voglio ribadire con forza la mia contrarietà ed esprimerla a voce alta. Spesso nel mio lavoro ho a che fare con migranti e la situazione è totalmente diversa. Anche quando ricevono qualcosa che spetta loro di diritto chiedono scusa, hanno un rispetto delle cose e delle persone che noi ci sogniamo, potrei dire quasi eccessivo. Questo per quel che riguarda solo il mio ambito di lavoro, durante gli anni di militanza troppi sfoghi ho sentito come “siamo i primi ad essere licenziati”, per non parlare delle falsità riguardanti le liste per case popolari, dove a fronte dell’80% di domande da parte dei migranti si ha il 20% di assegnazioni, e asili nido, dove la carenza di posti è da imputare agli scarsi investimenti nei servizi per la prima infanzia.
Spero che la mia non sia una voce isolata, e insieme ad altre centinaia o migliaia diventi un grido che non si potrà ignorare e che dirà no al razzismo!
Il Presidente