26 Febbraio 2014

Le notti di Cabiria | INFORMARSI NON E’ REATO … NEMMENO LA PROSTITUZIONE!

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REGIA: Federico Fellini.

ATTORI: Franca Marzi, Giulietta Masina,Amedeo Nazzari, Dorian Gray, François Périer.

GENERE: Drammatico

PELLICOLA: b/n

DURATA: 110 min.

PAESE: Italia

ANNO: 1957

L’Unità di strada “Cabiria”, col suo nome, rende omaggio a un lungometraggio del 1957 del regista italiano Federico Fellini, alla cui sceneggiatura collabora Pier Paolo Pasolini, dal titolo “Le notti di Cabiria”. Racconta, appunto, la storia di Cabiria, una prostituta romana, che lavora nell’area della passeggiata archeologica, uno degli usuali luoghi dove viene esercitata la prostituzione; una Roma che Fellini descrive anche nel suo aspetto urbanistico – che poi è parte integrante, causa ed effetto di quello antropologico – con le immagini di quartieri popolari ubicati in un paesaggio desolato e di conseguenza desolante; una Roma con tutte le contraddizioni che il confronto tra sottoproletariato e ricca borghesia genera. La condizione di povertà e miseria di Cabiria la porta a guadagnarsi da vivere vendendo il suo corpo. Gli episodi della vita di Cabiria che costruiscono il film sono tenuti legati da questo personaggio che è prima di tutto persona. La realtà è sempre presente e emerge con forza e commozione, anche nei momenti in cui si entra in una dimensione magica e visionaria, tipica di Fellini, nei momenti di spettacolo e di finzione, con l’illusionista e il circo. Sicuramente il mondo della prostituzione che si indaga nel film non è quello di oggi. Gli elementi fondamentali, infatti, che nel nostro lavoro come Unità di strada rileviamo sono in primo luogo una estrema diversificazione e specializzazione di servizi che caratterizza oggi il mercato del sesso, il fenomeno della tratta e del traffico di esseri umani, elementi questi che hanno prodotto e producono forme e significati della prostituzione nuovi. Eppure ci sono aspetti del film che lo rendono ancora estremamente attuale in relazione al tema della prostituzione, e sono: la costante tensione tra visione (legata, in una prospettiva attuale appunto, anche all’uso di alcol e droghe) e realtà, bonarietà e arroganza, ingenuità e cinismo, tra corruttibilità dell’animo umano e innocenza, tra libertà e oppressione. Significativa e carica di valore è la scena finale del film. All’uscita del film nel 1957 il critico cinematografico francese André Bazin affermò: “quando Giulietta Masina [Cabiria] si gira verso la cinepresa e il suo sguardo incrocia il nostro […] Cabiria è certamente ancora la protagonista delle avventure che ha vissuto davanti a noi, dietro la maschera dello schermo, ma è anche, ora, quella che ci invita con lo sguardo a seguirla sulla strada che ha ripreso. Invito pudico, discreto, sufficientemente incerto perché noi possiamo far finta di credere che sia rivolto ad altri; sufficientemente certo e diretto anche per strapparci dalla nostra posizione di spettatori.” È proprio l’invito di quello sguardo la molla del nostro lavoro di operatrici dell’Unità di strada. È proprio l’invito di quello sguardo che dovrebbe imporre a ciascuno di noi – in qualità di spettatore che si è fatto già un’idea o meno, che ha potere politico o meno, indignato, critico, appassionato, curioso, partecipe, coinvolto, disgustato, aperto o ottuso che sia – di sospendere qualsiasi giudizio e cercare sempre una riflessione consapevole e attenta alla complessità della realtà.

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