Tagli e scuci
Tante cose più o meno allegre stanno succedendo di questi tempi in questa ridente città, facendo uno sforzo enorme oggi parlerò del problema mobilità, ma prima di tutto sono necessarie alcune premesse. Prima di tutto bisogna ricordare che Umbria Mobilità non è più un’azienda pubblica, ma bensì privata dopo la vendita a Busitalia per ripianare i debiti e scongiurarne il fallimento, poi che dopo le elezioni la giunta comunale ha creato una commissione contro gli sprechi che si riunisce ogni lunedì, e che compie audizioni per capire dove si nascondono gli sprechi e individuare così dove effettuare tagli.
Come è facile immaginare una di queste audizioni ha riguardato la mobilità, è venuto fuori che UM aveva già fatto il possibile, ridotto le corse che poteva ridurre e eliminato quello che poteva eliminare, altro non si poteva fare perché altrimenti da ora in avanti i tagli avrebbero inciso sulla capacità di spostamento dei perugini. Più o meno nello stesso periodo veniva urlato ai quattro venti che UM aveva stipulato convenzioni con l’università per biglietti a costo ridotto e tariffe agevolate per gli studenti universitari, mentre per gli studenti medi c’era la possibilità di pagamento rateale degli abbonamenti annuali.
Detto in altri termini la mobilità collettiva benché privata a Perugia funziona e viene incontro a le esigenze particolari, come quelle rappresentate dagli studenti. Tutto molto bello direbbe Pizzul, peccato che non sia così.
La mobilità così come è concepita ora non funziona, e gli utilizzatori dei mezzi UM sono soprattutto chi non ha la macchina, migranti e minorenni, persone che non riescono a trovare un modo per farsi sentire e, non è detto che verrebbero ascoltati qualora lo facessero. Per non parlare poi degli sconti e tariffe agevolate per studenti, è solo una operazione di marketing, dopo avere spremuto per anni gli studenti ora come se niente fosse, e dopo un calo delle iscrizioni di mille persone l’anno dall’inizio della crisi, li si invoglia a tornare creando l’immagine di una città “student friendly”, ma pensare invece a migliorare la qualità dell’offerta formativa universitaria no? Pensare ad un nuovo modo di muoversi in città no?
Intanto parafrasando Toto noi paghiamo purtroppo però i risultati non li vediamo!!!
Il Presidente