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10 Aprile 2014

Caicocci Terra Sociale – Una custodia sociale contro le privatizzazioni

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Lo scorso 14 Settembre è stato dato inizio ad un processo nato dal basso per il recupero di una tenuta agricola di proprietà della Regione Umbria, in località Caicocci (Umbertide, PG). L’occupazione è stata effettuata da parte del comitato “Caicocci Terra Sociale”, sotto forma di una pratica di custodia sociale.

Il terreno, 200 ettari di suolo agricolo comprendenti anche strutture sportive e una decina di casolari, è apparso agli occhi delle/gli appartenenti al comitato in condizioni di evidente abbandono e degrado; sono stati riscontrati danni per vandalismo, ma anche danni causati semplicemente dal passare del tempo e dalle intemperie.
E’ emersa da subito, quindi, la necessità di salvare quel terreno dalle conseguenze dell’indifferenza, che la regione gli ha per anni riservato. Indifferenza che è certamente paradossale, data la situazione di crisi economica in cui da troppo tempo viviamo.
Ed ecco l’importanza che l’occupazione della tenuta può assumere in questo contesto, come ricchiezza da sfruttare per l’interesse della collettività, magari quale fonte di reddito per chi, come molti degli abitanti delle zone limitrofe, si sia trovato improvvisamente senza lavoro. Da qui l’idea di far gestire “la terra a chi non lavora”. Questa è stata la proposta avanzata fin dall’inizio dal comitato ed essa ne rappresenta il principale obbiettivo.

Oggi i campi di Caicocci sono di nuovo coltivati, il forno è stato riacceso, le case sono state riaperte, si tengono assemblee, e si sta allestendo una libreria. Insomma, è stata ridata vita al posto.

Come era prevedibile, c’è però anche chi ostacola questa possibilità di riutilizzo a fini sociali; c’è purtroppo chi vorrebbe bloccare il lavoro che sta ridando vita al podere.

Il consigliere regionale Andrea Lignani Marchesani, del gruppo Fratelli d’Italia – Centrodestra Nazionale, il 28 Marzo ha presentato alla giunta una mozione affinché si agisca in qualche maniera nei confronti del comitato. Per lui, infatti, sarebbe opportuno che la Regione avanzasse un’azione petitoria di rivendicazione del terreno, perché possa tornare ad essere un suolo abbandonato e sottratto al pubblico interesse della popolazione. Il consigliere vorrebbe il mantenimento dello status quo, per paura, forse, che dei semplici cittadini “pretendano” di dire di aver trovato un modo per usufruire di una risorsa a scopo sociale, quando chi è stato delegato proprio a tale compito non vuole assolutamente agire in questo senso.

Ma a cosa, o a chi, serve veramente che una tenuta demaniale venga lasciata al totale abbandono?

Già in altri casi si è assistito e si assiste a situazioni in cui le istituzioni tendano a portare al degrado una zona del Demanio, a discapito di molti, soltanto per facilitarne la successiva vendita a privati a prezzi bassissimi, quindi a beneficio di pochi. Solo per fare un esempio si veda come si stia attuando una tale strategia nei confronti dell’Isola Polvese, caso di cui si sta parlando in questi giorni anche nei giornali locali. Anni di lassismo da parte della gestione pubblica ad altro non sono serviti che a giustificare la presunta necessità di vendere a privati un bene appartenente a tutta la popolazione.

la terra è un bene comune

L’azione portata avanti dal comitato Caicocci Terra Sociale, al grido di “nè a Caicocci nè altrove. La terra non si vende, si vive e si difende“, vuole impedire che il processo di privatizzazione delle terre demaniali diventi ancora più diffuso, e vuole invece far sì che queste vengano effettivamente utilizzate ai fini sociali a cui sono preposte. Massima solidarietà quindi per chi lotta perché la Terra sia una ricchezza per tutte/i, per chi la lavora rispettandola e non la vede come un oggetto da comprare o vendere, ma come un bene comune che venga gestito nell’interesse della collettività.

A chiunque sia interessato ad approfondire questi temi, in occasione della Giornata Globale delle Lotte Contadine, il comitato, insieme a Genuino Clandestino Umbria, rivolgono un invito a partecipare e assistere alle attività che si svolgeranno il 13 Aprile prossimo all’interno della tenuta di Caicocci. La giornata rappresenterà un interessantissimo momento che sarà allo stesso tempo di aggregazione e di sensibilizzazione riguardo l’importanza del posto. Saranno svolti: due workshop, sull’utilizzo collettivo della terra e sul ciclo corto; uno spettacolo teatrale, a cura del Teatro Contadino di Firenze; e ci sarà anche musica dal vivo.

azz-zappa che giornata

Comitato Caicocci Terra Sociale – Facebookhttps://www.facebook.com/pages/Caicocci-Terra-Sociale/212452918878828?fref=ts

AZZappa che giornata! – Evento: https://www.facebook.com/events/305400412947659/?ref_newsfeed_story_type=regular

L.F.

9 Aprile 2014

La storia del biliardino – parte 1

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Dedicato a F.&F.

Parlare del biliardino presente al centro sociale è molto difficile, un po’ perché la storia che potremmo raccontare è una storia parziale, è con noi solo da 14 anni, e un po’ perché la sua è stata una vita difficile fatta di violenza, droghe, alcool e sesso.

Tempo fa, però, ho fatto una promessa a F&F, e le promesse, si sa, vanno mantenute. Quindi via! Prima di raccontare la vita spericolata del nostro, parleremo di come è nato il Biliardino!
A chi spetti l’invenzione di questo gioco non è chiaro: una visione romantica l’assegna alla Spagna, mentre una più pragmatica alla Germania. L’unica certezza è che in Italia il nome ufficiale del gioco, calcio balilla, non c’entra niente con il nero ventennio. In realtà nella versione spagnola si fa riferimento a quegli anni, ma come sempre, ci arriveremo dopo.
Come è giusto che sia, iniziamo con un accenno alla versione germanica, la quale dice che il biliardino (si si noi lo chiameremo così) è nato nei pub e nei bar dove si incontravano i tifosi dopo le partite della squadra locale e dove quindi è nata l’idea di un gioco per continuare a giocare a calcio, in una data imprecisata tra il 1920 e il 1930 grazie ad un tale Broto Wachter.
La versione spagnola, oltre ad essere più poetica, ha anche una storia molto più lunga e travagliata. In questo caso l’inventore è Alexandre Campos Rios in arte Alexandre de Fisterre o Alejandro Finisterre, che ebbe l’idea durante il suo ricovero in ospedale. Durante la guerra civile spagnola, infatti, Alexandre fu ferito a causa di un bombardamento e nella sua degenza fu colpito dal gran numero di bambini con gli arti inferiori amputati o comunque con lesioni talmente gravi da impedire loro di giocare a calcio. Fu allora che decise di inventare un gioco del calcio che fosse accessibile a tutti e che si potesse giocare in spazi stretti seguendo l’esempio del tennis tavolo. Tutto questo accadeva nel Novembre 1936. Nel Gennaio del 1937 lo brevettò a Barcellona, e da qui, per aggiungere romanticismo, nascono i due colori blu e rosso o meglio blaugrana, i colori della città.
Con l’avvicinarsi della vittoria per Franco, Alexandre decide di scappare, ma mentre sta attraversando i Pirenei, direzione Francia, una tempesta lo coglie e perde tutti i documenti che attestano il brevetto della sua invenzione.
Così dunque viene narrata la nascita del biliardino.
Nella prossima puntata la storia del biliardino del centro sociale.

Il Presidente.

8 Aprile 2014

CONSULTORIO

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LO SAPEVI CHE?

In tutti i Comuni è presente un servizio socio-sanitario chiamato “consultorio”. Lo scopo principale di questo servizio è la tutela della salute della donna, dell’uomo e della coppia in tutte le fasi della sua vita, con particolare attenzione all’educazione sessuale, prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse e dei tumori, contraccezione, gravidanza, menopausa e andropausa.

Al consultorio si possono innanzitutto effettuare visite ostetrico-ginecologiche, ma si può accedere anche ad altri servizi e prestazioni come:

  • prescrizione contraccettivi orali e applicazione contraccettivi meccanici (es Spirale);
  • consulenze sull’interruzione volontaria di gravidanza (I.V.G.);
  • screening citologico (Pap test) per la prevenzione del tumore al collo dell’utero;
  • educazione all’affettività e alla sessualità;
  • interventi di promozione della salute;
  • corsi di accompagnamento alla Nascita (CAN); 
  • assistenza a domicilio al puerperio;
  • promozione per l’allattamento al seno;
  • interventi di mediazione culturale.

All’interno dei consultori è presente la figura dell’andrologo/a come riferimento per tutta la sfera sessuale maschile.

È un servizio gratuito e per accedervi non occorre la prescrizione del Medico di Famiglia, né la prenotazione CUP (ad eccezione dello “Spazio Menopausa”), non serve avere la residenza né essere in possesso di un permesso di soggiorno, ma è sufficiente prendere un appuntamento telefonico o di persona.

Clicca qui per trovare il consultorio più vicino:

http://www.uslumbria1.gov.it/servizi/consultori

3 Aprile 2014

Catena alimentare

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Ultimamente, sempre di più, si sente parlare di cibo. Di questo se ne sono accorti anche i media mainstream che hanno moltiplicato a dismisura i programmi a tema, quasi non avessimo altro da fare che cucinare ma soprattutto come se tutti noi avessimo a disposizione cucine sempre piene di cibo e fornelli e strumentazione varia di ultimissima generazione.

Partendo da questo dato di fatto i media hanno anche iniziato a parlare sempre di più di tutto ciò che riguarda il cibo fino ad arrivare a parlare dei vegetariani e dei vegani, tante parole che però non hanno risposto alle vere domande che molti, se non tutti, si pongono e cioè: cosa mangiano? Chi sono costoro? E soprattutto cosa vogliono?

Cosa mangiano?

In poche parole i vegetariani non mangiano animali mentre i vegani non mangiano animali e in più nessun alimento di origine animale. Già questo basterebbe per rispondere alle prossime domande, ma andiamo avanti perché la verità deve pur essere annunciata da qualcuno.

Chi sono e cosa vogliono?

Sono delle persone che conducono una vita normale e simile a quella di tutti noi, se non che ad ogni pranzo, cena o ogni occasione simile si lanciano in considerazioni del tipo “eh, ma c’è solo carne, e io che mangio!” oppure “per i vegani che c’è?”. Domande che ci fanno subito capire il vero obiettivo. Il loro scopo è quello di dare fastidio e rompere le scatole a chi mangia in tranquillità della carne per il solo gusto di rompere. Loro non hanno a cuore né le foche né le balene, vogliono solo godersi i loro minuti di popolarità, essere ribelli a tavola, ben inteso solo lì e in nessun altro modo, e soli contro tutti.

Ne è conferma il fatto che quando smettono, perché la maggior parte prima o poi rinsavisce, alla domanda “ma come sei ritornato a mangiare la carne?” tutti rispondono la stessa cosa e cioè “adesso non mi stressare eh, mica ero così con te io!”.

Per chi invece non si redime e continua imperterrito nel suo essere vegetariano o vegano ricordiamo cosa ci insegna la catena alimentare e cioè animale grosso mangia animale piccolo e carnivoro mangia vegetariano.

La catena alimentare parla chiaro non vorrete mica stare dalla parte sbagliata?

Il Presidente

1 Aprile 2014

STARE IN BUONA SALUTE.

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L’opuscolo con le informazioni utili.

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