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Ultimi articoli, rubriche e approfondimenti.

26 Febbraio 2014

Aiutami cugino

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L’hanno usato. L’hanno messo in mezzo, come capita spesso. Di sicuro non sapeva cosa vi fosse in quel pacco. O forse un po’ lo sospettava, ma i soldi che gli hanno dato gli avrebbero permesso di mantenere moglie e due figli in Marocco per un bel po’.
Fatto sta che sette chili son tanti. La condanna era per traffico di stupefacenti. Tre anni e sei mesi.
Paga il debito con la giustizia, sconta la pena in carcere. Condotta irreprensibile. Ben voluto dalle guardie carcerarie e dai volontari.
Fine pena, esce di carcere. Ma fine pena e’ a volte anche inizio irregolarità o, come dicono altri, clandestinità.
Sette chili son tanti. E se si tratta di cocaina son tantissimi.
E’ un pericolo per l’ordine pubblico, ritiene la questura. E revoca il permesso di soggiorno.
“Avvocato, posso farti una domanda?” – mi chiede in uno stentato italiano – “tu sei Calabrese, vero?”
Rispondo di si e gli chiedo se fosse vissuto in Calabria.
“Cugino!” – esclama – “sono in Italia da 30 anni, sono stato a Vibo Valentia, a Lamezia”.
“Sei stato anche a Nicotera? Vendevi sulla spiaggia di Nicotera marina?” – chiedo io.
“Si! Nicotera, Tropea, Pizzo! Aiutami, cugino! Voglio solo poter stare in Italia per lavorare. Sono un venditore ambulante”.
Ed in quel momento, per un attimo mi rivedo bambino sulla spiaggia di Nicotera marina a giocare con mio fratello più piccolo e con i miei cugini.
E ricordo i venditori ambulanti marocchini che si fermavano ai nostri ombrelloni, col loro carico di teli da mare, vestiti per donne, occhiali da sole.
“Cugini”, li chiamavamo in Calabria con fare amichevole (erano vu cumpra’, altrove). Ed anche loro chiamavano noi “cugini”. Era da tanto che non sentivo più questa parola.
Il “cugino” che oggi viene a chiedermi di aiutarlo per il suo problema di soggiorno in Italia, tanti anni fa era sulla spiaggia di Nicotera, e magari si sarà fermato al mio ombrellone, avrà scherzato con noi ed avrà riso alle battute di zio Peppino.

26 Febbraio 2014

Iniziativa Carta di Lampedusa – Libertà e diritti per tutt*

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libertà e diritti per tutti

La Carta di Lampedusa è il risultato di un processo costituente e di costruzione di un diritto dal basso che si è articolato attraverso l’incontro di molteplici realtà e persone che si sono ritrovate a Lampedusa dal 31 gennaio al 2 febbraio 2014.

Nella Carta si parla di libertà di movimento, libertà di scelta, libertà di restare, libertà di costruzione e realizzazione del proprio progetto di vita in caso di necessità di movimento, libertà personale e libertà di resistere.
Da Lampedusa si è dato il via ad un percorso che deve vedere tutti e tutte partecipi nel rendere reali i diritti di cittadinanza, che non sono solo diritti dei e delle migranti, ma sono diritti di tutti e tutte.
La sfida è mettere a valore i contenuti della carta, rendendoli, così, concreti e praticabili.
Vi aspettiamo venerdì 7 marzo alle 17 e 30, presso la sala di Santa Chiara(Porta Santa Susanna).

Ne discutiamo con:

Margherita Barocci : Ambasciata dei diritti (AN)

evento: qui.

more info su:
http://www.meltingpot.org/La-Carta-di-Lampedusa-18912.html#.UwfVmoWfics

sottoscrivi la Carta di Lampedusa:
https://docs.google.com/forms/d/1QLymcIJ7dyLuPV-DI-9LWizqPrOkDzt_d2R9m_zoJnM/viewform

26 Febbraio 2014

Presentazione del blog “Le vite degli altri”

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“Le vite degli altri” e’ un contenitore blog di storie di donne e di uomini, delle loro vicende e sofferenze, dei loro desideri. Ogni giorno incrociamo decine di persone, per strada, sul bus, sul metro. Le osserviamo, a volte ci parliamo. Ognuno di loro ha una storia. Ed ogni storia e’ degna di essere narrata, anche con poche righe. A volte la storia che ognuno ha dentro esce fuori da sola. Basta guardare bene una persona in volto per scoprire la sua storia. “Le vite degli altri” raccoglie tutto ciò.

26 Febbraio 2014

Le notti di Cabiria | INFORMARSI NON E’ REATO … NEMMENO LA PROSTITUZIONE!

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Le notti di CabiriaLe notti di Cabiriale-notti-di-cabiria

REGIA: Federico Fellini.

ATTORI: Franca Marzi, Giulietta Masina,Amedeo Nazzari, Dorian Gray, François Périer.

GENERE: Drammatico

PELLICOLA: b/n

DURATA: 110 min.

PAESE: Italia

ANNO: 1957

L’Unità di strada “Cabiria”, col suo nome, rende omaggio a un lungometraggio del 1957 del regista italiano Federico Fellini, alla cui sceneggiatura collabora Pier Paolo Pasolini, dal titolo “Le notti di Cabiria”. Racconta, appunto, la storia di Cabiria, una prostituta romana, che lavora nell’area della passeggiata archeologica, uno degli usuali luoghi dove viene esercitata la prostituzione; una Roma che Fellini descrive anche nel suo aspetto urbanistico – che poi è parte integrante, causa ed effetto di quello antropologico – con le immagini di quartieri popolari ubicati in un paesaggio desolato e di conseguenza desolante; una Roma con tutte le contraddizioni che il confronto tra sottoproletariato e ricca borghesia genera. La condizione di povertà e miseria di Cabiria la porta a guadagnarsi da vivere vendendo il suo corpo. Gli episodi della vita di Cabiria che costruiscono il film sono tenuti legati da questo personaggio che è prima di tutto persona. La realtà è sempre presente e emerge con forza e commozione, anche nei momenti in cui si entra in una dimensione magica e visionaria, tipica di Fellini, nei momenti di spettacolo e di finzione, con l’illusionista e il circo. Sicuramente il mondo della prostituzione che si indaga nel film non è quello di oggi. Gli elementi fondamentali, infatti, che nel nostro lavoro come Unità di strada rileviamo sono in primo luogo una estrema diversificazione e specializzazione di servizi che caratterizza oggi il mercato del sesso, il fenomeno della tratta e del traffico di esseri umani, elementi questi che hanno prodotto e producono forme e significati della prostituzione nuovi. Eppure ci sono aspetti del film che lo rendono ancora estremamente attuale in relazione al tema della prostituzione, e sono: la costante tensione tra visione (legata, in una prospettiva attuale appunto, anche all’uso di alcol e droghe) e realtà, bonarietà e arroganza, ingenuità e cinismo, tra corruttibilità dell’animo umano e innocenza, tra libertà e oppressione. Significativa e carica di valore è la scena finale del film. All’uscita del film nel 1957 il critico cinematografico francese André Bazin affermò: “quando Giulietta Masina [Cabiria] si gira verso la cinepresa e il suo sguardo incrocia il nostro […] Cabiria è certamente ancora la protagonista delle avventure che ha vissuto davanti a noi, dietro la maschera dello schermo, ma è anche, ora, quella che ci invita con lo sguardo a seguirla sulla strada che ha ripreso. Invito pudico, discreto, sufficientemente incerto perché noi possiamo far finta di credere che sia rivolto ad altri; sufficientemente certo e diretto anche per strapparci dalla nostra posizione di spettatori.” È proprio l’invito di quello sguardo la molla del nostro lavoro di operatrici dell’Unità di strada. È proprio l’invito di quello sguardo che dovrebbe imporre a ciascuno di noi – in qualità di spettatore che si è fatto già un’idea o meno, che ha potere politico o meno, indignato, critico, appassionato, curioso, partecipe, coinvolto, disgustato, aperto o ottuso che sia – di sospendere qualsiasi giudizio e cercare sempre una riflessione consapevole e attenta alla complessità della realtà.

24 Febbraio 2014

Presidio del Coordinamento Umbro contro le Devastazioni Territoriali

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presidio 22fLa difesa del territorio come bene comune è stata evidente a Perugia in una giornata, quella del 22 Febbraio, che ha visto nei pressi dell’uscita dell’E45 di Collestrada (Pg)  la partecipazione di più di cento attivist*, al presidio indetto dal Coordinamento Umbro contro le Devastazioni Territoriali, in occasione della giornata nazionale di solidarietà per i/le 4 attivist* No TAV e contro le devastazioni ambientali. 

La trasformazione della superstrada E45 (Orte-Mestre) in autostrada e la realizzazione del gasdotto trans-adriatico TAP sono due dei progetti contro cui si esprime il coordinamento, progetti che bene si collocano nell’ottica neoliberista e nella logica economicista della speculazione sui beni comuni e sul territorio.

La conversione della Orte-Mestre in autostrada risale a una decisione del governo Monti, che la inserì fra le opere da realizzare in project financing, una trovata che permette al privato di turno di realizzare un’opera pubblica (per esempio un’autostrada) con la possibilità di essere in parte o del tutto rimborsato dallo Stato attraverso la gestione dell’opera. Ecco che quello che dovrebbe essere un servizio pubblico viene trasformato in una mera occasione di fare affari per i soliti speculatori. Di fronte a tale affare vengono messe in secondo piano soluzioni alternative e meno dannose, come ad esempio un miglioramento delle condizione della superstrada. A questo punto è la logica del guadagno a prevalere e poco importa dell’utilità effettiva del progetto per la popolazione, e tanto meno dei danni che questo provoca al territorio e a chi lo abita.

Il 22 Febbraio, il Coordinamento ha messo in risalto anche la questione della costruzione del tratto di gasdotto che trasporterà il gas metano dall’imbocco del TAP, che approderà sulle coste della provincia di Lecce, nonostante l’opposizione di innumerevoli gruppi e associazioni locali per la salvaguardia del territorio salentino. Dalla Puglia, infatti, il “tubo” dovrà attraversare l’Italia scorrendo lungo la cresta della catena appenninica.

Mai sugli Appennini era stato pensato di creare niente di più drastico e compromettente rispetto alla loro conformazione interna, prevalentemente rocciosa e quindi immune da infiltrazioni acquifere. Il passaggio sotterraneo del gasdotto dal territorio montuoso umbro (per la presenza di rocce, l’esproprio è più economico da effettuare per quei terreni) provocherebbe secondo gli esperti una maggiore possibilità per l’acqua di infiltrarsi nelle faglie create per il passaggio dello stesso tubo. E’ intuitivo pensare che l’ultima conseguenza di tutto ciò sarà una serie di frane, l’innaturale mutamento e quindi la devastazione del territorio, per mano di chi è accecato dalla quantità di denaro che la società di cui è proprietario potrà ricavare dalla costruzione del gasdotto, o dalla compravendita del gas che vi passa dentro, proveniente dal Kazakistan e diretto nel resto dell’Europa. Un affare inutile per l’Italia, la cui rete di gasdotti e la quantità di gas sono più che sufficienti al fabbisogno della popolazione. Il vero motivo è ancora la sete di guadagno del privato e di nuovo poco importa se a lungo termine questa manovra possa provocare danni irreparabili all’ambiente e quindi alla popolazione.

presidio 22f(2)La giornata dello scorso 22 ha inoltre testimoniato che sono molti coloro che si sono stancati di vedere il proprio territorio soggiogato a tali pratiche speculative, dalla privatizzazione dei servizi pubblici all’inquinamento prodotto dalla combustione di rifiuti a fini di guadagno; ma il pensiero di tutt* i/le presenti al presidio è senz’altro volato verso chi queste lotte le porta avanti attivamente da decenni e che, per aver affermato le proprie posizioni in difesa del proprio territorio, la Val Susa, si ritrova ora a dover affrontare un processo per difendersi dalla ridicola accusa di “terrorismo”. Il CSOA ex Mattatoio sostiene chi mette in discussione la  logica del profitto prima di tutto. Poiché tali pratiche sempre più avallate dalla legge mettono in pericolo la stabilità dell’ambiente e delle comunità coinvolte, a favore del profitto di pochi. 

No TAV 
Liber* tutt*, liber* subito!
L.F.
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