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25 Marzo 2014

Asfalto (pre)elettorale

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Le elezioni si avvicinano e questo evento di per se ormai non attira più le attenzioni di un tempo. Disaffezione alla vita politica, scandali e un generale senso di lontananza dei politici di professione hanno reso l’appuntamento elettorale niente di più che una mera scadenza da sopportare o al più guardare con vago interesse aspettando un colpo di scena.

La domanda che molti si pongono è cosa può essere questo colpo di scena?

Cosa può svegliare dal torpore questi cittadini che a breve saranno elettori per un giorno?

Tra molte possibilità, e con molta modestia, mi permetto di far presente il cronico problema delle strade perugine, piene di buche e praticamente impraticabile sia nelle giornate di sole che in quelle dove anche una leggera pioggerellina ci consegna piscine a non finire.

Ma dove sono finiti i bei tempi in cui, con una programmazione in pieno stile sovietico, venivano riasfaltate tutte le strade più importanti? Bei tempi in cui si aspettavano con ansia le elezioni e addirittura venivano invocate con maggior frequenza! Ma purtroppo come si sa l’Europa tiranneggia e i soldi per le strade non ci sono e per un bel po’ non ci saranno.

La delusione la si può già vedere negli sguardi persi di migliaia di automobilisti che tra di loro già borbottano “Ma come, quest’anno niente?” oppure “Le altre volte erano già passati a quest’ora!”. Il sentimento generale va quindi verso una totale rassegnazione niente più strade perfette, lisce e senza problemi, ma solo buche pronte a prendersi gioco dei nostri impavidi ammortizzatori.

Così non ci resta che aspettare sonnecchiando altre elezioni, che ci regaleranno finalmente un dedalo di vie in perfetto stato oppure il solito politicante con tante idee e voglia di fare ma che in realtà non farà niente per noi!

Il Presidente

20 Marzo 2014

RISULTATI E CONSIDERAZIONI DEL QUESTIONARIO AUTOPRODOTTO

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In quest’ultimo periodo ci siamo spesso interrogati su quali fossero le reali esigenze della composizione studentesca perugina, in relazione non solo agli spazi fisici dell’università ma anche, e soprattutto, in relazione al “vivere” all’interno di una città ricca di complessità e contraddizioni.

L’esigenza di questo “fare inchiestante” assume maggiore convinzione dalle vicende di quest’autunno in cui sono state rilanciate dinamiche e pratiche di lotta proprio a partire dal bisogno comune e non da punti fermi o preconcetti.

 Siamo state/i tra la gente, nei luoghi più centrali e affollati; ci siamo resi conto della complessità e delle diversità che attraversavano quei luoghi e abbiamo capito che bisogna partire proprio da quelli se si vuole radicalizzare un certo modo di pensare e d’agire.

 Nostro obiettivo non è e non è stato agire per effettuare una ricognizione di classe all’interno dei luoghi del sapere; si è agito piuttosto sui diversi aspetti della vita quotidiana che poi non sono altro che gli indicatori della nuova precarietà. Ed è questo che emerge da una prima lettura dei risultati, un’aspettativa di precarietà che precede la precarietà stessa, una condizione che finisce per agire per forza di cose su tutti gli aspetti dell’istruzione (dalla scelta della facoltà al motivo per cui si è intrapresa questa carriera ecc). “La produzione dell’uomo precario precede e innerva la precarietà stessa” diceva qualcuno.

 Abbiamo di seguito analizzato quattro macro-aree (ABITARE – COSTO DELLA VITA – MOBILITA’ – CULTURA e SOCIALE) che potessero in qualche modo riassumere la quotidianità di uno studente senza con questo voler semplificare la sua vita. Non è con i dati, ma stando a contatto con la gente che si comprende la vera natura delle cose; questo è per noi (e spero anche per altri) un modo per aprire ad un percorso fatto di autodeterminazione e autogestione all’interno di un contesto ancora eccessivamente legato alla rappresentanza delle proprie vite.

 Il campione di studenti inchiestato è di 108 ragazze e ragazzi con età media di 21.55 anni.

ABITARE – Quella dell’abitare è sicuramente una delle questioni più delicate da affrontare. Per quanto riguarda la composizione studentesca perugina l’81,84 % degli studenti risiede in strutture private, percentuale nettamente superiore a quelli che invece vivono nelle strutture collegiali (il restante 18,52%).

Una discrepanza netta che va letta nell’ottica di un altro importante dato; la maggior parte degli studenti infatti (oltre il 66%) pensa che il prezzo delle strutture in cui abita non sia adeguato alle condizioni in cui le stesse versano. Se consideriamo inoltre che il 74% degli inchiestati non beneficia di alcuna borsa di studio i dati appena citati assumono anche maggiore rilevanza.

Bisogna considerare ancora che il 48% viene mantenuto esclusivamente dai genitori mentre un altro 31% avrebbe necessità anche di lavorare per ovviare alle spese basilari.

Si può ben capire (ovviamente attraverso una lettura solo parziale rispetto a quella che è la complessità della realtà) che solo rispetto alla questione abitativa le famiglie sono tenute ad uno sforzo economico per nulla irrilevante; ma che l’istruzione (e prima ancora l’accesso all’istruzione) dipendesse ormai da fattori quasi esclusivamente economici non è cosa nuova.

E’ necessario partire dal presupposto perciò che l’abitare non può essere considerato come un lusso, ma piuttosto come un diritto inalienabile e presupposto di una stabilità di vita necessaria sia in campo formativo così come in quello professionale. Non può perciò la casa divenire un ulteriore barriera all’esercizio di un diritto basilare quale l’istruzione, così come non può esserlo in nessun’altra circostanza.

Infine, i recenti fatti della conversione del “padiglione A” del collegio Innamorati (rinominato ITACA) sono uno schiaffo morale se si considerano i dati parziali sopra elencati. Mentre infatti la struttura del collegio Innamorati versa in uno stato a dir poco vergognoso (e non è poca la documentazione che abbiamo raccolto), i dirigenti A.Di.S.U. stanziano ingenti finanziamenti per creare una struttura extra-lusso dalla dubbia proprietà e dalla ancor più dubbia destinazione (si parla a quanto pare di alloggi per relatori e professori che transitano da perugia per qualche convegno).

COSTO DELLA VITA – I soggetti inchiestati hanno un’età media di 21/22 anni, su una fascia fra i 19 e i 25. Tutti gli intervistati sono studenti dell’università di Perugia o dell’ università per stranieri, con sede sempre a Perugia. La maggiorparte di essi frequenta l’università per poter entrare in un futuro nell’ambito lavorativo (più del 66%), una percentuale crede che la laurea possa permettegli di trovare un impiego più velocemente rispetto alle altre strade perseguibili e una piccola parte, già inserita nel mondo del lavoro, necessita di un titolo di studio idoneo a ottenere una qualifica maggiore oppure a intraprendere una carriera maggiormente gratificante. Soltanto un’esigua percentuale frequenta l’università per ampliare le proprie conoscenze.

Rispetto al passato, dunque, l’università ha perso la sua funzione primaria di luogo di formazione, frequentato solo perché considerato trampolino di lancio per l’attività lavorativa.

I livelli di precarietà e disoccupazione però, conducono gli studenti a una crescente insoddosfazione nel corso del tempo. L’insoddisfazione e il senso di frustrazione sono aumentati dalle difficoltà economiche che si incontrano durante il percorso universitario.

L’87% degli studenti considera i costi delle tasse universitarie eccessivi, sia a fronte dell’attuale situazione economica, sia in rapporto ai servizi offerti. Il 65% degli studenti considera infatti inadeguati i servizi e le strutture universitarie, poiché insufficienti a soddisfare i loro bisogni.

L’università dunque perde il ruolo di centro di aggregazione e condivisione, luogo di fornazione non solo scolastica, ma anche sociale e politica. A ciò si aggiunge la questione del caro libri: il 25% degli inchiestati li utilizza solo usati, il 65% cerca di acquistare anche testi nuovi (ammettendo però di compiere un sacrificio) e solo il 15% utilizza solo libri nuovi. Tali dati evidenziano la lampante necessità di una libera circolazione e condivisione dei saperi, accessibile a tutte/i e svincolata alle logiche di mercato. 

MOBILITA’Mai come ora la questione della mobilità a Perugia è stata di fondamentale importanza. Con un sistema dei trasporti messo in ginocchio dalla crisi economica, e con il progressivo collasso di Umbria Mobilita (che a Febbraio vendeva il 70% di “Um Esercizio” a Busitalia – società del gruppo Trenitalia), non sorprendono i dati effettivamente emersi dall’inchiesta che abbiamo portato avanti.

Il 64,8% del tessuto universitario intercettato afferma di utilizzare i mezzi di trasporto per spostarsi in città ma è altissimo il grado di insoddisfazione (64,29%) espresso. Il malcontento generale emerge anche e soprattutto dal fatto che il costo del biglietto (tra i più alti d’Italia) sia ritenuto assolutamente non adeguato in rapporto al servizio offerto, senza considerare i sistematici ritardi delle linee e le condizioni in cui versano gli autobus.

Ponendo un sguardo all’Europa si può notare che fin dagli anni 90 molti contesti urbani sono stati protagonisti di una svolta a favore di una mobilità più sostenibile, con l’adozione di provvedimenti mirati a scoraggiare l’uso dell’auto privata. Dall’indagine condotta da Euromobilty nel 2011, che mette a confronto 50 principali città italiane, emerge come il capoluogo umbro sia una delle città più motorizzate d’Italia. Il costo del biglietto, le corse rarefatte e i lunghi tempi d’attesa, scoraggiano i cittadini a fare uso dei mezzi pubblici.

Non è la sola linea urbana ad aver subito un aumento dei prezzi ma sono state coinvolte anche le linee extra urbane (sempre più utilizzate col passare del tempo), andando a discapito soprattutto di studenti e pendolari.

Questo sistema di mobilità non tiene evidentemente conto delle esigenze di chi, come i migranti, è tenuto a farne uso per questioni che non possono essere condizionate dai rincari e disservizi.

I segnali allarmanti vengono sia dall’attuale crisi dell’azienda, sia dalle discutibili strategie di sviluppo regionale; per nulla rilevanti sono stati i tentativi di inserire forme di mobilità alternativa come: i “varchi conta veicoli” (spesa di 1 milione di euro), “sistema AVM” (Automatic Veicol Monitoring), le tecnologie “ITS” (Inteligent Transport Sistem), il software “VISUM” (macrosimulatore dei flussi di traffico), “AIMSUN” (Advanced Interactive Microscopic Simulator for Urban and Non urban Network), e progetti sconosciuti ai più come RENAISSANCE, CIVITAS ed ESC, mai andate in porto.

Considerando un probabile ulteriore aumento del costo dei trasporti, secondo quanto afferma la nuova proprietà Busitalia, risulta necessario un percorso che affronti in maniera organica le problematiche che attualmente investono il settore della mobilità.

E’ necessario, inoltre, sottolineare il fatto che la mobilità è un diritto inalienabile di tutte e tutti, non un mercato sul quale continuare a speculare.

Alla luce di tutto ciò, si avverte il bisogno comune di intraprendere strategie alternative e la richiesta diffusa di un dimezzamento dei costi di trasporto.

CULTURA e SOCIALE – La macro-area in esame, affrontata nel questionario, intende individuare le esigenze e le necessità che la città evidenzia. Dai risultati ottenuti emerge che più del 50% degli inchiestati non è soddisfatto dagli spazi di socialità, cultura e aggregazione che la città offre.

Nonostante le restrizioni comunali volte a ridurre la vendita di alcolici dopo determinati orari, il centro cittadino si presenta con una discreta offerta di locali. Solo il 9,26% del campione di studenti però, è abituale spendere il suo tempo libero in questi ambienti. Prevale invece l’interesse a passare il proprio tempo libero con amici e facendo attività sportiva, ma non si può trascurare il secondo dato rilevante riguardante la cultura.

Alla domanda su cosa manchi in città, le risposte maggiormente condivise sono state quelle sugli spazi sociali e di aggregazione in grado di auto-produrre eventi culturali e ricreativi.

Altro carattere da non sottovalutare è l’emergente e sovrastimata questione sicurezza.

L’ 8,33% non si sente tranquillo nel vivere la città nonostante il massiccio spiegamento di forze dell’ordine in strada. A quanto pare, però, non è con i posti di blocco, le ronde e le continue richieste di documenti che si risolve il problema della sicurezza, tanto meno vietando la vendita di bevande in vetro (con particolari eccezioni – vedi Umbria Jazz).

La caratteristica delle distribuzioni percentuali sul tempo libero e su cosa manchi in città è rappresentata dalle numerose frequenze di astenuti, sintomo evidente di un diffuso non interesse che molte volte sfocia nella non espressione.

Questionario autoprodotto

Collettivo Università Critica

MARZO 2014

16 Marzo 2014

Due sorelle, rom.

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“Sei solo un’anima fragile con il peso di un corpo”, scrisse secoli fa un poeta.
S è un anima fragile e con un corpo minuto. Anzi è la sua stessa corporatura a rivelare quanto sia sensibile, quanto sia delicata.
S ha una sorella, L.
S e L sono Rumene e vivono in Umbria da tre anni.
S e L sono Rom. E sarebbe una precisazione inutile ed irrilevante. Quasi stupida. Purtroppo ancora qualcuno non considera ciò un fatto irrilevante. Uno stupido.

S e L vengono da Timisoara. Speranze, una vita migliore in Italia.
L è malata. Di una grave malattia. La chemioterapia le fa perdere i capelli. Un foulard in testa e via così.

S e L vivono in Umbria da tre anni.
“Dovete fare ulteriori esami, ma qui non possiamo farli” – dice loro il medico.
Prendono il treno alla volta di una grande città, alla volta del Nord Italia.
L è stanca.
La chemioterapia la distrugge.
L’ansia di sapere l’esito degli esami la distrugge.

S ed L escono dall’ospedale di questa grande città del Nord Italia.
Faceva freddo quel giorno di febbraio, in quella città, e pioveva.
Vogliono tornare a casa. In Umbria.
Sono entrambe stanche. Il viaggio. L’ansia. La pioggia. Il freddo.

S va a comprare i biglietti e salgono sull’autobus che li porterà in stazione. Quindi treno e casa. In Umbria.
L è stanca. La chemioterapia distrugge.
La natura è spesso crudele. Ma ancora più spesso gli uomini lo sono ancora di più.

S ed L salgono sul bus. S sostiene dal braccio la sorella L e la aiuta a sedersi.
“Stai bene? Sei stanca?” – chiede S alla sorella.
S ed L sono Rom.
S ha parlato nella loro lingua, in Romanes.

Un controllore era sul bus. Era seduto. Appena le sente parlare, si volta, nota che erano salite due Rom, si alza e si dirige verso di loro: “Biglietti!”
Con fare autoritario.
Eppure c’erano anche altre persone sul bus. Ma chiede i biglietti solo a loro due.
Alle due sorelle.
Alle due sorelle Rom. Venute in Italia da Timisoara, venute da lontano.

S i biglietti li ha. Li ha comprati poco prima. Ma non li aveva ancora timbrati. Appena salita sul bus si era subito preoccupata di fare sedere la sorella. Li avrebbe timbrati subito dopo.

“Ecco i biglietti, li ho in borsa.” – Risponde S.
Estrae i biglietti dalla borsa, con l’intento di timbrarli. Li aveva comprati. Che motivo avrebbe avuto a non timbrarli? Mica avrebbe potuto usarli altrove, in Umbria.

Il controllore però glieli strappa prepotentemente di mano, prima che potesse timbrarli.
“Fatemi vedere i documenti!” – Dice con la stessa prepotenza.
“Perché?” – Chiede stupita S.
“Devo fare la sanzione. Non avete timbrato i biglietti!” – Risponde il controllore, ormai preso dal suo ruolo di tutore della legge.
“Non è possibile!” – Dice S – “Per favore, ridatemi i biglietti. Io non vi mostro nessun documento!”

Un anziano signore era sul bus: “Vergogna! Lasciate in pace queste povere ragazze. Fate timbrare il biglietto!”

Il tutore della legge si sente messo sotto accusa. “E ma qui ne va del mio ruolo!” – Avrà pensato. E chiama la polizia.
Intima alle due sorelle di scendere dal bus.
Stanche, spaventate, obbediscono.
La polizia arriva. Arriva subito. Una volante.

“Documenti!” – Chiedono anche i poliziotti.
S ed L esibiscono subito le loro carte d’identità.
Poi il poliziotto chiede cosa sia successo.
Il controllore dice: “Si son rifiutate di mostrarmi i documenti”. Ancor più preso dal suo ruolo e anzi esaltato per la presenza del poliziotto. Mancava solo che lo chiamasse collega.

“Non è così! Noi i biglietti li abbiamo e lui ce li ha strappati di mano! E’ un abuso: ha chiesto i biglietti solo a noi! Non è giusto!” – Si lamenta S.

Ed intanto le due sorelle stavano sotto la pioggia, al freddo.

“Per favore, fateci andare via. Siamo venute qui per degli esami medici. Mia sorella e’ malata. E’ stata operata due mesi fa. Fa la chemioterapia.” – Chiede S al poliziotto.
“Mi dispiace, ma dovete restare qui.” – Risponde il poliziotto.
“Fate almeno andar via mia sorella. E’ stanca, non si regge in piedi.”
“Dovete restare qui!”

Il poliziotto prende i documenti delle due sorelle e sale sulla volante.
Nel frattempo sono giunte sul posto altre due volanti.
Tre volanti, sei poliziotti, tre controllori della società di trasporto pubblico.
E due sorelle rom.
In strada, sotto la pioggia, in una fredda giornata di febbraio.
La gente passava e guardava. Guardava le due sorelle e pensava chissà cosa.
“Tre volanti e sei poliziotti: sarà accaduto qualcosa di grave. Le due ragazze avranno commesso un reato.”
La gente passava e le guardava.
E facevano male quegli sguardi. Erano sguardi cattivi. Sembravano dire: “Eccoli. I rom. Vengono qui e rubano. Meno male che li hanno presi!”
La gente passava e le guardava.

Pure il tempo passava.
Da quando eran state fatte scendere dal bus eran passate quattro ore.
Ad attendere in strada, sotto la pioggia ed al freddo.

Dopo quattro ore, ecco di nuovo il poliziotto con quattro fogli in mano.
Sono due sanzioni da 87 euro della società di trasporto pubblico. Motivo: non aver timbrato il biglietto.
Gli altri due fogli sono della polizia, squadra volante. E viene chiesto loro di firmare.

S dice che vuol prima leggere. Ma non capisce bene quelle parole: “Verbale elezione domicilio, art. 161 CPP, nomina difensore”.

“Difensore? Indagini? Per cosa? E’ una denuncia penale? Cosa abbiamo fatto?”
Tante domande in quel singolo momento, nella mente di S.
Poi le spiegano che è una denuncia penale per il fatto di essersi rifiutate di esibire i documenti al controllore.
Questo significa “rifiuto di fornire le proprie generalità” scritto su quei due fogli.

“Se non firmate per voi le cose peggioreranno.” – Dice il poliziotto.
Firmano. Sono stanche. Vogliono solo tornare a casa. In Umbria.

[Questo accadeva in Italia, il mese scorso. In una grande città.]

12 Marzo 2014

AIDS E HIV

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LO SAPEVI CHE

L’AIDS è la “Sindrome di Immunodeficienza acquisita” causata dal Virus HIV.

L’INFEZIONE si trasmette attraverso il sangue, lo sperma, le secrezioni vaginali e il liquido pre-eiaculatorio di una persona che ha il Virus tramite:

  • rapporti sessuali a rischio;
  • scambio di siringhe infette;
  • ferite provocate da aghi o oggetti contaminati;
  • contatto con strumenti e oggetti contaminati (per esempio aghi per tatuaggi, lamette per la barba, spazzolini da denti).

Il VIRUS può essere trasmesso anche dalla madre infetta al bambino durante la gravidanza, il parto o nel periodo dell’allattamento al seno, ma c’è un iter da seguire per le donne incinta sieropositive grazie al quale puoi avere un bambino sano.

Come non si trasmette il virus?

  • dalla saliva (baciare, leccare, starnutire, bere dallo stesso bicchiere)
  • dal sudore
  • dalle lacrime
  • stringersi la mano, toccarsi
  • masturbarsi reciprocamente
  • dalle punture di insetti
  • dall’uso comune di servizi igienici.

I SINTOMI più comuni sono:

  • febbre;
  • perdita di peso;
  • affaticamento;
  • sudorazione;
  • diarrea;
  • emicranie;
  •  ingrossamento del fegato e della milza.

Chi si contagia con il virus HIV diventa sieropositivo, ma non significa avere l’AIDS, ma essere portatori del virus che può essere trasmesso ad altri.

ATTENZIONE!

Anche se non hai i sintomi puoi avere l’infezione!

Fai un controllo per essere sicura/o!

Il test del sangue è gratis e viene consegnato solo a te.

 Se il TEST è POSITIVO hai il virus ma non necessariamente hai già la malattia.

Devi fare subito altre analisi e se sarà necessario il dottore ti darà la terapia.

Puoi fare tutto gratis e anche senza documenti!

Oggi l’AIDS è trattabile; quindi è importante conoscere il proprio stato di salute perché se hai

l’AIDS i medici potranno seguirti e permetterti di vivere una vita normale pur avendo il virus.

Se il test è negativo NON hai il virus.

Ma è opportuno rifare il test periodicamente per essere sempre sicura/o di non avere il VIRUS!

La PREVENZIONE è l’unico modo per proteggerti!

Per evitare il contagio:

USA SEMPRE il PRESERVATIVO e fai controlli periodici!

Nella prossima “Pillola del Giorno” tutte le info sul test HIV!

 

7 Marzo 2014

Presentazione “Carta di Lampedusa”

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libertà e diritti per tutti

È iniziata da poco la presentazione della “Carta di Lampedusa”.
L’evento potrà essere seguito attraverso la diretta streaming su Youtube del nostro canale, inoltre verranno inseriti aggiornamenti sulla nostra pagina Twitter.

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