Il nome della madre
Argentina, transessuale, prostituta. Per tanti anni irregolare in Italia, con espulsione prefettizia alle spalle.
Spagna: unione civile registrata con cittadino spagnolo.
Diviene partner di cittadino comunitario. Ottiene dal governo spagnolo un permesso di soggiorno.
Libera circolazione e torna per qualche tempo in Italia.
Passaporto argentino. C’è una bella legge in Argentina (qui ce la sogneremmo): e’ possibile cambiare il proprio nome in un nome femminile (o maschile) anche se il cambiamento di sesso non è completo.
Cambia il proprio nome. Un nome da donna sul passaporto, adesso. Il nome che le appartiene, che sente proprio. Il nome autentico.
Passaporto argentino con un nome da donna. Ma permesso di soggiorno spagnolo col nome da uomo.
Problemi legali, ma per me facilmente risolvibili.
“Ho voluto cambiare il nome sul passaporto e prendere il nome di mia madre. Sono molto legata a mia madre” – mi dice.
Domando: “Se non facessi questo lavoro di adesso, cosa vorresti fare? Cioè, anche io, che faccio il mio lavoro, vorrei farne uno diverso. Tu cosa vorresti fare?”
Risponde: “Mi piacerebbe aprire un mio centro di bellezza. Per noi è difficile trovare un lavoro. Per esempio, nessuno ci vorrebbe come cameriere in un ristorante. E’ tutto più difficile”.
Progetti. Desideri. Forse solo sogni. Ma è bello averli. Anche solamente averli.
“Ho voluto cambiare il nome sul passaporto e prendere il nome di mia madre” – mi ha detto.
Ho pensato: amore verso la madre. E’ questa la vera famiglia.
Se c’è amore, c’è una famiglia.
Il resto sono chiacchiere da bigotti baciapile.