“Conosco Bogdanov da tempo e bene, lo stimo molto perché è un eretico, e che c’è di meglio di un eretico?” (Maksim Gor’kij, lettera a Michail Prišvin, aprile 1927).
Non nevica ancora lungo la Moskova. C’è attesa per la cerimonia del decennale della Rivoluzione. Aleksandr Bogdanov riconosce il vento autunnale che ormai ostile lo colpisce alle spalle. È un clima davvero pungente quello moscovita.
Aleksandr Aleksandrovič Malinovskij (1873-1928), conosciuto come Bogdanov dai tempi del confino a Kaluga (1900), condiviso con Bazarov, Berdiev e Lunačarskij, è il protagonista, insieme a Denni, di Proletkult (Wu Ming, Einaudi Stile Libero Big, 2018). Il romanzo non è, volutamente, una biografia coerente dell’ ex dirigente bolscevico, ma un bozzetto allusivo e aporetico che tenta di far riaffiorare i colori sbiaditi di una figura che ha subito una damnatio memoriae già in vita.
Chi è Aleksandr Bogdanov? È molti personaggi in uno. È il primo traduttore in russo del Capitale (1899), filosofo, politico, medico, scienziato, scrittore di fantascienza. Compagno di Lenin, conosciuto a Ginevra nel primo esilio del 1904, e coinquilino nell’esilio finlandese di Kuokkala nel 1906. Unico suo degno avversario nel gioco degli scacchi e tra i capi bolscevichi. Ma è soprattutto un eretico per il marxismo di Lenin e per l’ortodossia di Plechanov. Un bolscevico dell’ala degli ultimatisti dopo la rivoluzione del 1905, quando si deve decidere che posizione prendere durante la III Duma: entrare in Parlamento attraverso le elezioni per agire dall’interno (schieramento di Lenin) o rimanere fuori dai confini istituzionali e continuare così la lotta (Bogdanov ed altri con largo appoggio degli operai)? Questo è uno dei primi punti politici di scontro tra Lenin e Bogdanov che si protrae nel campo filosofico epistemologico: Bogdanov e altri, come Gor’kij e Lunačarskij, sostengono l’ integrazione nel marxismo dell’epistemologia empiriocriticista. Risalgono al 1904-1906 i tre volumi sull’ empiriomonismo di Bogdanov. Il conflitto con altri bolscevichi, in particolare con Lenin (che oppose a Bogdanov “Materialismo ed empiriocriticismo”), verte su quali siano le basi del potere: il possesso dei mezzi di produzione o la cultura organizzativa, quella che poi Bogdanov definì “tectologia”, anticipando la teoria dei sistemi complessi.
Denni è un giovane ( o forse è una giovane?), che viene dal pianeta immaginario Nacun , in cui l’utopia comunista è realizzata, tutto è in continua evoluzione, l’individualismo non ha spazio fin dall’infanzia, così come la violenza e le gerarchie,e lo specismo: La stella rossa, in cui la scienza permette di vivere a lungo in buona salute. Ma un conflitto rimane, anzi si accentua, quello fra crescita dei consumi e finitezza delle risorse. Denni è sulla Terra per verificare se la rivoluzione abbia reso gli umani redimibili e cooptabili nel socialismo interplanetario o se il pianeta possa essere solo colonizzato per utilizzarne le risorse.
Denni arriva a Mosca mentre si preparano i festeggiamenti per il decennale della rivoluzione, e incontra Bogdanov.
Attraverso gli eventi e il vissuto dei tanti personaggi descritti ci viene presentato o esemplificato un fermento culturale e rivolgimenti storici costitutivi della cultura e del costume. Le riflessioni e le discussioni di Bogdanov nel romanzo affrontano temi che ancora dibattiamo: cambiare il sistema dall’interno o fare opposizione totale, legittimare l’autofinanziamento con le rapine, il ruolo del partito, ma anche quello del sapere, della scienza e dell’arte. L’esigenza di una nuova cultura del proletariato e non per il proletariato, svincolata da modelli e paradigmi borghesi, dopo la rivoluzione del 1917 spinse Bogdanov ad organizzare il ProletKult, un organismo emancipato dal controllo del partito, che, nonostante la sua breve durata, ebbe una influenza culturale rilevante, riaccendendo mai sopiti antagonismi con il capo del partito.
Emblema e allegoria dello scontro intellettuale e politico tra i due è la partita a scacchi che giocano nella villa di Gorkij a Capri sotto gli occhi attenti di Gorkij stesso, di Lunacarskij, di Natalia Bogdanova. Non è una invenzione degli autori: abbiamo la fotografia che ritrae i giocatori e possiamo immaginare che Bogdanov apra con una mossa “eretica”: questo ci si aspetta da lui, sorprenderà Lenin, e vincerà la partita. Solo quella a scacchi, però. Imminente sarà il suo isolamento politico e sociale, cui conseguirà un oblio quasi totale.
E’ importante questo romanzo. LE STORIE non appartengono solo a chi le scrive, ce lo dicono anche gli autori: “chi racconta non è mai soltanto un narratore. Anche a lui capita di ascoltare. Chi adesso ascolta, più tardi narrerà. La storia passa di bocca in bocca, non si può distinguere il contributo di ciascuno, e anche quando si tratta di un libro, quanto della sua storia è già nelle pagine e quanto viene dal lettore?”I collettivo Wu Ming mostra aspetti trascurati della storia, la nostra storia, e non al solo scopo di acculturare. Spingono a riflettere sulle dinamiche storiche, le loro cause e i loro effetti. Senza il sussiego di grilli parlanti presentano fasi in cui erano ancora aperti tutti i percorsi possibili.
E la riflessione sulle scelte del passato ci aiuta, prima ancora che a non ripetere errori, a mantenere viva la speranza di poter realizzare una società socialista.
MUSICA
A.Avraamov Symphony of Industrial Horns (1922) LINK
le opere di Dziga Vertov
LIBRI
A.Bogdanov, Stella Rossa; Fede e scienza
V. Lenin, Materialismo ed empiriocriticismo