In attesa di partire per Lampedusa eravamo già consapevoli di star prendendo parte a qualcosa di estremamente significativo e ritornate dall’Isola possiamo affermare che, non solo le prime sensazioni erano giuste, ma che quello che abbiamo vissuto e contribuito a creare supera le nostre aspettative.
L’entusiasmo che ha caratterizzato la realizzazione della Carta di Lampedusa lo abbiamo visto già dalle prime web conference, dalla partecipazione attiva e costante di diverse realtà anche nei lavori preparativi, dall’animato dibattito nella mailing list.
Sull’isola tutto è diventato più reale. Partendo dalla grande partecipazione numerica, abbiamo visto convergere realtà diverse tra loro: dalle realtà di movimento ad associazioni varie, da sigle sindacali a organizzazioni non governative, ma soprattutto tante singolarità provenienti dall’altra sponda del Mediterraneo e dall’Europa arrivate sull’isola per dare il proprio contributo e prendere parte al processo di costruzione della Carta.
La grande ricchezza della Carta di Lampedusa sta nell’essere il risultato di un processo realizzato dal basso, dalla partecipazione attiva e diretta di tutti e tutte. La sfida è mettere a valore i contenuti della carta, rendendoli, così, concreti e praticabili.
Lampedusa ha innescato un percorso che deve coinvolgere realtà nuove, che si deve estendere al nord e a sud dell’Europa, che deve vedere tutti e tutte partecipi nel rendere reali i diritti di cittadinanza, che non sono solo diritti dei e delle migranti, ma sono diritti di tutti e tutte noi.
Nella Carta si parla di libertà di movimento, libertà di scelta, libertà di restare, libertà di costruzione e realizzazione del proprio progetto di vita in caso di necessità di movimento, libertà personale e libertà di resistere. Si apre a nuove forme di cittadinanza legate alla residenza e quindi a tutta una serie di tutele che ne derivano, dal diritto all’istruzione, alla cultura, alla salute, al lavoro, all’abitare, alla partecipazione alla vita sociale e politica. Si parla di aprire le frontiere, di un nuovo modello di accoglienza, ma soprattutto di un nuovo diritto di asilo europeo, che supera Dublino e che prevede la reale libertà, da parte di chi arriva, di scegliere dove andare e che garantisce uniformità dei livelli di trattamento da parte di tutti gli Stati.
Fondamento alla base dell’intero processo è la definitiva e immediata chiusura dei centri di identificazione ed espulsione e l’abolizione di qualunque altra forma di detenzione amministrativa.
Siamo fortemente convinte delle enormi possibilità che la Carta di Lampedusa apre, anche in territori come quello umbro dove da anni le istituzioni portano avanti politiche securitarie e razziste, rendendosi, inoltre, protagoniste di numerosi rimpatri forzati effettuati dall’aeroporto di San’Egidio, il cui utilizzo come base Frontex è stato oggetto di campagna elettorale da parte del Sindaco di Perugia.
Tante sono le proposte emerse dall’assemblea conclusiva su come procedere da qui in avanti e tante altre da inventare, introducendo percorsi di lotta, al fine di rendere concreto quanto è emerso dal confronto e l’incontro di questi mesi.
Impariamo da Lampedusa che nonostante le diversità, sono i punti in comune che dobbiamo mettere a valore nel processo che la Carta ha solo innescato.
5 Febbraio 2014
Anna Grazia e Sara
LA CARTA DI LAMPEDUSA
http://www.meltingpot.org/La-Carta-di-Lampedusa-18912.html#.UvKYZBB5Mgd
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