3 – La locanda alla fine dei mondi
Devo ammettere di aver atteso il primo volume di “A” Come Ignoranza (pubblicazione bimestrale edito Panini Comics) con molta impazienza tanta era la curiosità che mi ha suscitato. E questo non perchè le premesse erano quelle di un grande fumetto o perchè seguissi l’autore, Daw, (per amici e famiglia Davide Berardi) già precedentemente, ma piuttosto perchè non si vedeva da tempo una serie regolare dove strisce apertamente “NonSense” la fanno da padrone. Cosa ancor più strana se si pensa che la violenza e la scurrilità ignorante di “ACI” non viene pubblicata negli anni ottanta di Totem ma negli anni del bigottismo e della censura (sta per tornare di moda?).
Il secondo volume di “A” Come Ignoranza, uscito proprio in questi giorni, conferma la linea intrapresa dagli autori; si tratta, almeno in questa prima fase di rodaggio, di una raccolta delle strisce principali di Daw pubblicate su blog e in altre pubblicazioni indipendenti con un accenno (leggasi esigenza editoriale) ad uno nuova “storia collante” inedita che però ancora stenta a prendere piede.
Passando al contenuto, come dicevo pocanzi, Daw ci (ri)presenta dei personaggi surreali (come P.I. e Sbranzo) proiettati in storie brevi che mescolano violenza, insulti e quotidianità in chiave del tutto nonsense, il tutto racchiuso in tavole “scarne” e prive di sfondi (che su stessa ammissione di Daw non sono mai stati una prerogativa).
Il nonsense, nonostante le apparenze, è un terreno intricato e complesso, sicuramente non accessibile a tutti. Si tratta infatti di un’ ironia che scaturisce da azioni gratuite e decontestualizzate che nella loro semplicità riescono però a stupirti; un fumetto un po’ “cazzone” (così rendo meglio l’idea) che fa ridere a chi un po’ cazzone lo è anche nella vita reale.
Certo ancora un giudizio definitivo sarebbe prematuro visti i molti interrogativi che comunque aleggiano intorno alla serie. Quella di “A” Come Ignoranza è per ora più una scommessa che altro e questo Daw lo sa bene tanto che entrambi gli editoriali, che scrive lui stesso, sembrano “giocarsela a ribasso” in vista di un eventuale fallimento (non dev’essere facile però trovarsi catapultato nel mondo delle scadenze e degli incassi made in Panini Comics)
Quello che posso dire per certo è che per ora “A” Come Ignoranza non ha tradito le mie aspettative, anzi mi ha piacevolmente colpito, ma il percorso è appena iniziato e la strada verso l’affermazione è ancora molto lunga.
Certo è che un po’ di sana ignoranza, almeno quando si legge un fumetto, non guasta mai.