LOTTO, BOICOTTO, SCIOPERO

Nei prossimi giorni usciremo con tutto il percorso dettagliato e la comunicata completa.
Ci vediamo in Piazza Grimana alle ore 14, portate amore e rabbia!
𝐋𝐨𝐭𝐭𝐢𝐚𝐦𝐨 contro violenze, guerre, colonialismo e capitalismo.
𝐁𝐨𝐢𝐜𝐨𝐭𝐭𝐢𝐚𝐦𝐨 il consumo non sostenibile che alimenta il cambiamento climatico e che supporta le multinazionali che favoriscono il genocidio in Palestina e i conflitti nel mondo.
𝐒𝐜𝐢𝐨𝐩𝐞𝐫𝐢𝐚𝐦𝐨 dal lavoro produttivo, riproduttivo e di cura, dai generi e dai consumi.
Di seguito riportiamo LA COMUNICATA
L’8 MARZO 2025 CHIAMIAMO ALLO SCIOPERO TRANSFEMMINISTA!
LOTTIAMO contro violenze, guerre, colonialismo e capitalismo.
BOICOTTIAMO il consumo non sostenibile che alimenta il cambiamento climatico e che supporta le multinazionali che favoriscono il genocidio in Palestina e i conflitti nel mondo.
SCIOPERIAMO dal lavoro produttivo, riproduttivo e di cura, dai generi e dai consumi.
Abbattiamo i ruoli e le aspettative di genere, per boicottare la riproduzione di un sistema sociale sempre più violento e autoritario.
Critichiamo la commercializzazione e la strumentalizzazione da parte della politica partitica di questa data, perché l’8 marzo sarà una giornata di lotta e boicottaggio. Crediamo fortemente nel valore trasformativo dello sciopero, soprattutto in questo momento storico in cui viene fortemente criminalizzato.
Chi sostiene la cultura patriarcale parla della sicurezza come ordine, controllo, repressione e punizione. Rispondiamo che la sicurezza è l’educazione alla sessualità, alle emozioni e al consenso come materia curricolare fin dalle primarie.
La sicurezza sono i servizi sociali per tuttu, centri antiviolenza femministi con finanziamenti adeguati e strutturali, il diritto alla salute e all’autodeterminazione, l’aborto libero, sicuro e gratuito, il supporto ai percorsi di affermazione di genere!
La sicurezza è finanziare veri percorsi di autonomia e fuoriuscita dalle relazioni violente, accordare i tempi dei processi penale e civile, rigettare la PAS dai tribunali, fermare la vittimizzazione secondaria.
La sicurezza è il salario minimo, stipendi dignitosi e contratti adeguati, il reddito di autodeterminazione.
La sicurezza è un piano casa, affitti calmierati, quartieri vivibili con spazi verdi e di socialità, contro la solitudine e l’emarginazione.
La sicurezza è fermare la distruzione capitalistica del pianeta.
La nostra sicurezza è riconoscere la cittadinanza alle seconde generazioni, abrogare le leggi sull’immigrazione volte a creare clandestini e clandestine, rompere gli accordi italo-libici, aprire le frontiere e chiudere i CPR in Italia e in Albania.
La sicurezza è demilitarizzazione, a partire dal sistema scolastico già colmo di molteplici criticità (precarietà, militarizza-zione, riproposizione di sistemi gerarchici e patriarcali)
Scioperiamo contro la guerra perché l’escalation bellica è esponenziale, è orribile realtà nelle vite di milioni di persone: dal genocidio a Gaza e in Cisgiordania, la guerra dilaga in tutto il Medio-Oriente. Spacca l’Europa sul confine russo-ucraino, divampa in Congo e in Sudan. Non vogliamo esserne né vittime, né complici. Non vogliamo essere anestetizzate, sopraffat-te, manipolate da ciò che succede nel mondo, perché la guerra regola il sistema economico per garantire profitti e potere facendo pagare i costi in termini di vite e povertà alla maggioranza della popolazione sfruttata e divisa. Perché la guerra sostiene ed è sostenuta da governi autoritari, da politiche nazionaliste e fondamentalismi, rifiutiamo la logica guerrafon-daia atlantista che si sta imponendo a livello globale.
Contro la rigida riaffermazione dei ruoli di genere che sta caratterizzando le politiche internazionali, c’è bisogno di reagire, di resistere, di dissentire.
Scioperiamo contro il governo Meloni e l’asse dei governi ultra-reazionari. Queste destre non hanno freni nella loro esibizio-ne di odio, potere e brama di rivincita. La loro libertà è il privilegio dell’1% della popolazione.
Ma i diritti sono indivisibili e se sono concessi a pochi a scapito di altr3, gruppi sociali o minoranze, si chiamano privilegi. Non riconosciamo il femminismo transfobico, salito sul carro governativo: sostenere le lobby antiabortiste nei consultori e negli ospedali, togliere fondi ai percorsi di affermazione di genere, negare i diritti ai minori nat3 in famiglie omogenitoriali, sono incompatibili con l’orizzonte di libertà e autodeterminazione dei corpi e delle scelte di vita. La marea femminista è trans, lesbica, frocia, migrante, razzializzata, antirazzista, antiabilista.
Contro le politiche conservatrici e reazionarie, come il DDL Sicurezza a livello nazionale e la recente Legge regionale sulla famiglia che si lega perfettamente alla visione conservatrice delle politiche che ripropongono il dominio della famiglia tradizionale, funzionale alla conservazione del modello di sfruttamento patriarcale.
Contro il Ddl “Sicurezza” in discussione, che esaspera norme di segregazione e punizione della povertà e criminalizzazione del dissenso, e contro le “zone rosse”.
Dopo il Decreto Caivano, in risposta alle violenze sessuali contro due bambine, questo modello viene esportato in sette periferie italiane, al fine di stigmatizzare le zone popolari e “riportare l’ordine”, desertificando il tessuto sociale autorganiz-zato, come nel caso di Quarticciolo a Roma. Il rimpatrio del torturatore libico Almasri e l’uccisione del giovane Ramy Elgaml durante un inseguimento raccontano bene quanto valga la vita umana per questo governo, quale sia l’effettivo interesse per la sicurezza, per “i giovani e le periferie”.
È assodato che femminicidi, transcidi, lesbicidi e violenze accadono innanzitutto nelle relazioni di intimità e nei contesti paren-tali: continuando a fomentare razzismo e odio di genere e militarizzando le città, il governo gioca col fuoco, sulle vite di tuttə.
Scioperiamo per le condizioni di precarietà che riguardano le professioni socio-sanitarie e contro la visione assistenziali-stica/volontaristica delle professioni visibili e non, che riguardano più in generale la cura.
Chiamiamo lavoratrici, lavoratori e lavoratorə, student3, disoccupat3, intermittenti, attivist3, sindacalist3, Centri Antiviolen-za a partecipare attivamente alla costruzione dello sciopero.
Moltiplichiamo le pratiche di sciopero, per estenderle alla città e ai consumi, alle scuole e alle università, ai servizi, alle case, ai luoghi di lavoro.
Occupiamo lo spazio pubblico e portiamo lo sciopero oltre i confini riconosciuti e sempre più angusti, soprattutto in questo momento di forte repressione delle pratiche di manifestazione e di limitazione alla libertà di pensiero che si imporranno con il decreto sicurezza…
Boicottiamo le catene di finanziamento della guerra e del genocidio in Palestina aderendo alle campagne di BDS, approfon-diamo pratiche di sciopero dai consumi.
Chiamare lo sciopero femminista per l’8 marzo quest’anno, di sabato, ci pone davanti ad una sfida ulteriore: sappiamo che convocare uno sciopero generale di sabato non è usuale, ma per noi è fondamentale all’interno del processo di risignifi-cazione e riappropriazione della pratica dello sciopero per tutte quelle persone che ne sono sempre state escluse. Con lo sciopero transfemminista vogliamo rendere visibili e dare riconoscimento a tutti quei lavori essenziali, sfruttati, precari, non riconosciuti come tali, e trovare insieme pratiche di lotta che consentano l’astensione dal lavoro – da ogni forma di lavoro, a cominciare da quello di cura nei contesti famigliari, dato per scontato.
Il fascismo contemporaneo sta dilagando e attecchisce su chi non accetta l’autodeterminazione di donne, froce, lesbiche, queer, trans, migranti, seconde generazioni, sex workers, siamo però convinte che la potenza della nostra lotta ha basi solide, che è una trama minuziosa che tessiamo da secoli e che ormai il mondo patriarcale, fascista, coloniale capitalista e razzista non è più sostenibile né a livello ambientale né a livello sociale.
E noi siamo insieme e siamo arrabbiate, continuiamo a riprenderci spazio, a immaginare futuri migliori e felici.
L’8 MARZO LOTTO BOICOTTO SCIOPERO!
Assemblea Transfemminista Perugia
Contatti:
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