11 Marzo 2019

#5 – Sangue oltre

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“Sheko sheko, sheko harir.
Storia storia, oh storia di seta”

Perdita e perdite, sconfitte dolorose e continue rinascite. Nelle pagine del romanzo di Igiaba Scego (Giunti 2015) sono intrecciate più vite e più tempi. Adua è una donna somala, trapiantata a Roma da un desiderio, un sogno, che si rivelerà più un incubo per la violenza degli stupri subiti da ragazza, sia fisici che morali: la giovane Adua voleva diventare un’attrice come Marylin e liberarsi così da rapporti familiari soffocanti, specie con il padre, Zoppe, l’altro protagonista del romanzo.

Zoppe è un traduttore e traditore. Suo malgrado ha collaborato con i coloni italiani del suo paese, un uomo egoista e incapace di amare e anche di accogliere l’amore, come quello di Asha la temeraria, “quell’oca” , la madre di Adua. Adua è il nome che lui ha scelto per la figlia, ribelle come la madre, come lei bambina e pura. Un nome forse scelto come catarsi della sporca coscienza. Adua è la città della sconfitta degli italiani.

E Roma. Come puzza in quelle strade della stazione. Come tratta l’umanità che tanto si fregia di rappresentare, con quello sporco razzismo, sia durante l’“Impero” mussoliniano che ora.

Il giovane marito di Adua è il terzo protagonista, il Titanic, lo chiama con un pizzico di sprezzante invidia Adua. Un giovane migrante che, come tanti, se ne vuole andare dall’Italia come se ne voleva andare dall’Africa. Per raggiungere la libertà serve fare qualche sacrificio. Concedersi. Vendersi, come aveva fatto anche Adua. A lui andrà meglio. È un uomo, in fin dei conti. Gli uomini si vendono, le donne si prostituiscono.

Tre storie di sofferenza e di disperata ricerca di una libertà che finisce con l’implodere in se stessa. Nell’amara consapevolezza del ruolo che il Potere riveste nella vita propria e in quelle altrui.

I temi proposti, attraverso le storie personali, sono anche il colonialismo italiano e il razzismo che ha segnato questo paese indelebilmente, l’ostilità per il migrante tanto più se accompagnato dal giudizio moralistico verso comportamenti di “illegalità”. Tanto più se donna. Temi a cui Igiaba Scego rivolge un’ acuta sensibilità per origine e formazione. Come scelta.

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