24 Febbraio 2014

Presidio del Coordinamento Umbro contro le Devastazioni Territoriali

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presidio 22fLa difesa del territorio come bene comune è stata evidente a Perugia in una giornata, quella del 22 Febbraio, che ha visto nei pressi dell’uscita dell’E45 di Collestrada (Pg)  la partecipazione di più di cento attivist*, al presidio indetto dal Coordinamento Umbro contro le Devastazioni Territoriali, in occasione della giornata nazionale di solidarietà per i/le 4 attivist* No TAV e contro le devastazioni ambientali. 

La trasformazione della superstrada E45 (Orte-Mestre) in autostrada e la realizzazione del gasdotto trans-adriatico TAP sono due dei progetti contro cui si esprime il coordinamento, progetti che bene si collocano nell’ottica neoliberista e nella logica economicista della speculazione sui beni comuni e sul territorio.

La conversione della Orte-Mestre in autostrada risale a una decisione del governo Monti, che la inserì fra le opere da realizzare in project financing, una trovata che permette al privato di turno di realizzare un’opera pubblica (per esempio un’autostrada) con la possibilità di essere in parte o del tutto rimborsato dallo Stato attraverso la gestione dell’opera. Ecco che quello che dovrebbe essere un servizio pubblico viene trasformato in una mera occasione di fare affari per i soliti speculatori. Di fronte a tale affare vengono messe in secondo piano soluzioni alternative e meno dannose, come ad esempio un miglioramento delle condizione della superstrada. A questo punto è la logica del guadagno a prevalere e poco importa dell’utilità effettiva del progetto per la popolazione, e tanto meno dei danni che questo provoca al territorio e a chi lo abita.

Il 22 Febbraio, il Coordinamento ha messo in risalto anche la questione della costruzione del tratto di gasdotto che trasporterà il gas metano dall’imbocco del TAP, che approderà sulle coste della provincia di Lecce, nonostante l’opposizione di innumerevoli gruppi e associazioni locali per la salvaguardia del territorio salentino. Dalla Puglia, infatti, il “tubo” dovrà attraversare l’Italia scorrendo lungo la cresta della catena appenninica.

Mai sugli Appennini era stato pensato di creare niente di più drastico e compromettente rispetto alla loro conformazione interna, prevalentemente rocciosa e quindi immune da infiltrazioni acquifere. Il passaggio sotterraneo del gasdotto dal territorio montuoso umbro (per la presenza di rocce, l’esproprio è più economico da effettuare per quei terreni) provocherebbe secondo gli esperti una maggiore possibilità per l’acqua di infiltrarsi nelle faglie create per il passaggio dello stesso tubo. E’ intuitivo pensare che l’ultima conseguenza di tutto ciò sarà una serie di frane, l’innaturale mutamento e quindi la devastazione del territorio, per mano di chi è accecato dalla quantità di denaro che la società di cui è proprietario potrà ricavare dalla costruzione del gasdotto, o dalla compravendita del gas che vi passa dentro, proveniente dal Kazakistan e diretto nel resto dell’Europa. Un affare inutile per l’Italia, la cui rete di gasdotti e la quantità di gas sono più che sufficienti al fabbisogno della popolazione. Il vero motivo è ancora la sete di guadagno del privato e di nuovo poco importa se a lungo termine questa manovra possa provocare danni irreparabili all’ambiente e quindi alla popolazione.

presidio 22f(2)La giornata dello scorso 22 ha inoltre testimoniato che sono molti coloro che si sono stancati di vedere il proprio territorio soggiogato a tali pratiche speculative, dalla privatizzazione dei servizi pubblici all’inquinamento prodotto dalla combustione di rifiuti a fini di guadagno; ma il pensiero di tutt* i/le presenti al presidio è senz’altro volato verso chi queste lotte le porta avanti attivamente da decenni e che, per aver affermato le proprie posizioni in difesa del proprio territorio, la Val Susa, si ritrova ora a dover affrontare un processo per difendersi dalla ridicola accusa di “terrorismo”. Il CSOA ex Mattatoio sostiene chi mette in discussione la  logica del profitto prima di tutto. Poiché tali pratiche sempre più avallate dalla legge mettono in pericolo la stabilità dell’ambiente e delle comunità coinvolte, a favore del profitto di pochi. 

No TAV 
Liber* tutt*, liber* subito!
L.F.
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