11 Febbraio 2023

Libertà per Öcalan!

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Il 2 febbraio a Roma, si è svolta la conferenza stampa organizzata dalla Rete Italiana Kurdistan. A parlare è la delegazione internazionale partita per investigare la situazione delle carceri in Turchia. Durante il suo viaggio il piccolo gruppo di avvocati, professori, giornalisti e politici ha incontrato associazioni per i diritti umani, istituzioni, ONG, associazioni di medici e avvocati, giornalisti e familiari di persone detenute in regimi speciali ed ha avuto modo di visitare tre centri di detenzione tra i più grandi in Turchia, uno dei quali, l’isola prigione di Imrali, dove è detenuto il leader della popolazione curda Abdullah Öcalan.

Öcalan (per i suoi sostenitori semplicemente “apo”, zio) è stato imprigionato e messo in isolamento 23 anni fa con l’accusa di essere il leader di una organizzazione terrorista. Da circa 24 mesi di lui non si hanno più notizie, agli avvocati suoi difensori non viene permesso di visitarlo, ai dottori non viene lasciata la possibilità di far trapelare nessuna notizia all’esterno; in questo clima di silenzi si fa più forte il dubbio che Ocalan sia ancora vivo.

Il Kurdistan è una nazione non riconosciuta a livello ufficiale da nessun altro Stato, che attraversa la Turchia, la Siria, l’Iraq e l’Iran; il popolo curdo è da tempo che cerca la via migliore per farsi ascoltare e riconoscere, forte di una propria lingua e cultura secolare.

In Turchia la numerosa minoranza curda appoggia l’opposizione al governo del dittatore Erdogan, espressa dal partito HDP, che un processo-farsa sta per dichiarare incostituzionale così da escludergli la partecipazione alle elezioni politiche di maggio. Le persone incarcerate, interdette dalla loro professione e in alcuni casi anche uccise per essere attiviste in favore del popolo curdo o semplicemente persone di etnia curda, sono numerosissime. I diritti riconosciuti ai prigionieri e alle famiglie di quest’ultimi sono praticamente inesistenti. Per questo risulta nuovamente importante il lavoro svolto dalla delegazione, da cui attendiamo il report finale con tutte le analisi.

L’Unione Europea non può e non deve tollerare che uno Stato come la Turchia, membro del sistema della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, possa perpetrare queste violazione dei diritti più basilari per un detenuto, come quello di essere visitato dal proprio avvocato. Il lavoro della delegazione internazionale, patrocinato dalla Commissione contro la tortura del Consiglio Europeo, può far sentire la voce di tutte e tutti nel denunciare questi trattamenti inumani e la politica genocida che il governo turco vuole realizzare nei confronti del popolo curdo.

Invitiamo tutte e tutti a partecipare alla manifestazione di sabato 11 febbraio a Roma per ricordare le ingiustizie perpetrate ai danni del popolo curdo e chiedere la fine dell’isolamento per Öcalan.

Di seguito il link alla conferenza stampa completa:https://fb.watch/isPaoR2INB/

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