Le intercettazioni ambientali e i segnali di fumo
In quanti western l’abbiamo visto: mentre gli invasori che volevano appropriarsi dei loro territori disponevano di mezzi di comunicazione rapidi ed efficaci, come il telegrafo, i pellirosse per allertarsi usavano segnali di fumo.
Anche oggi sono quelli che vogliono disporre liberamente dei territori, a disporre anche dei mezzi di comunicazione e a convincere che chi si oppone è un ”indiano cattivo”.
Per questo mi sembra importante dare risonanza – anche attraverso radio indipendenti come Lautoradio – ai tanti movimenti, associazioni, che del territorio si prendono cura, e si oppongono con tenacia al “saccheggio”, spesso silenziati come NIMBY o anti-progresso.
Le intercettazioni
Condividiamo qui la ricostruzione delle intercettazioni ambientali dell’ 8 agosto 2015 fatte dalla Procura di Perugia, trascritte negli atti pubblici e mostrata all’assemblea civica del 2 aprile.
Due attori leggono la conversazione intercettata tra il tecnico responsabile della discarica di Borgogiglione e l’amministratore di Gesenu e T.S.A.
Il tema centrale è l’estrazione e la gestione del biogas.
Per cominciare parliamo di rifiuti:
Sabato 2 aprile si è tenuta un’assemblea civica sulla gestione dei rifiuti, molto partecipata, oltre che dai presenti, da chi l’ha seguita online, e promossa da un gruppo di associazioni ( Osservatorio Borgogiglione, ISDE Umbria, Coordinamento Umbria Rifiuti Zero, ZEROWASTE Italy, No inceneritori Terni, NoCSS Gubbio, Wwf Perugia ETS) che da tempo si occupano del problema.
Sono intervenuti anche alcuni amministratori e una parlamentare, a spiegare la loro azione nella gestione e nella progettazione legislativa.
Chi volesse seguire per intero l’assemblea, che oltre agli interventi aveva in programma un video e interessanti registrazioni, può trovarla qui sotto.
Per ora mi preme sintetizzare i punti salienti.
L’Umbria: poco più di 850.000 residenti (in 92 comuni di cui solo 2 con più di 100.000 abitanti) produce una notevole quantità di rifiuti urbani che, nonostante la crescita della raccolta differenziata, vengono conferiti per un 30% circa in discariche*.
Borgogiglione é una di queste e nel corso del tempo è stata più volte ampliata fino a contenere più di 1.5 milioni di m3 di rifiuti che ora la Giunta regionale vuole ulteriormente aumentare (altri 1.200.000 m3 in tempi brevi fra Borgogiglione e Belladanza di Città di Castello e in caso di necessità Le Crete di Orvieto).
Già questo è motivo di allarme: per le condizioni della discarica, per la salute dei cittadini e dell’ambiente, per i rischi di inquinamento in un’area del “cuore verde d’Italia”, per gli squilibri nell’ecosistema e nella sua fauna – basta passare nei dintorni per osservare l’incredibile numero di gabbiani – e per le conseguenze indirette dovute ai rischi del traffico di camion in strade inadeguate.
Ancor più strano è che si programmi la realizzazione – entro il 2030 – di un inceneritore. Smettiamo di chiamarlo TERMOVALORIZZATORE, evitiamo eufemismi. Anche senza considerare che le ceneri da combustione di rifiuti vanno comunque “sistemate” da qualche parte, bisogna ricordare che :
- un inceneritore, una volta costruito, con finanziamento pubblico, deve essere alimentato.
Si sceglierà il percorso rifiuti zero o quello di produrre energia bruciando rifiuti? O, peggio ancora, si importeranno rifiuti da bruciare da altre regioni?
- produrre energia dalla combustione di rifiuti risulta antagonista alla produzione da fonti rinnovabili proprio nell’uso di finanziamenti pubblici.
- si affaccia ripetutamente l’ipotesi di utilizzare i CSS come combustibili nei cementifici di Gubbio.
Sigla che sta per Combustibile Solido Secondario ottenuto dalla componente secca (plastica, carta, fibre tessili, ecc.) dei rifiuti non pericolosi, sia urbani sia speciali, tramite appositi trattamenti di separazione da altri materiali non combustibili, come vetro, metalli e inerti.
Uso ancor più appetibile oggi con l’aumento dei costi dei combustibili: ma ci serve tutto questo cemento? Davvero non abbiamo abbastanza cementificato l’Italia intera?
Infine, ma di grande importanza, chiedersi come superare lo scarso impatto delle vertenze ambiente e salute, che ottengono finora risultati occasionali su singoli problemi, per arrivare a modelli di gestione, che pure sono stati elaborati e proposti. Indubbiamente premessa indispensabile per sollecitare e coinvolgere amministratori e legislatori è la qualità della conoscenza, l’ampiezza della base sociale e la forza delle mobilitazioni. E questo allarga la rete ai lavoratori che nelle scelte devono essere coinvolti e consapevoli; è da citare l’esempio dei lavoratori GKN che si sono chiesti non solo come mantenere il posto di lavoro ma anche a che serve quello che producono e come impiegarlo in modo diverso.
Seguendo il loro esempio dovremmo chiederci non solo come smaltire i rifiuti ma ancor prima come produrre meno rifiuti.
Dall’assemblea sono emersi questi ed altri quesiti e informazioni, ma anche progettualità.
Allo sconforto di trovarsi a combattere con la sordità delle amministrazioni, che sfuggono al confronto mentre la deresponsabilizzazione burocratica rinvia proteste e proposte da un ufficio all’altro – a questo si riferiva “basta incompetenza!”- fa fronte la tenacia nel voler prendersi cura del territorio e nel formare alleanze tra gruppi territoriali che affrontano con impegno e approfondimento temi simili o affini, perché non di problema tecnico si tratta ma politico, che definirà il futuro di questa regione, soprattutto nell’uso che si farà di fondi del PNRR.
Già si prevede una carovana di incontri a cui spero ci sarà una sempre più ampia partecipazione e conseguano mobilitazioni.
*Dai dati ARPA Umbria la Gestione dei Rifiuti Urbani attualmente coinvolge le discariche che ricevono i residui della gestione di rifiuti urbani, tutti i principali sistemi impiantistici che entrano nel ciclo di gestione del rifiuto residuo e dei rifiuti organici della raccolta differenziata, nonché i principali impianti che gestiscono le frazioni secche quali carta, plastica, vetro etc. :
- 6 discariche
- 5 sistemi impiantistici per il TMB del rifiuto urbano residuo
- 6 impianti di compostaggio,
- 12 impianti di recupero delle frazioni secche,
- 9 stazioni di trasferenza e 2 impianti di stoccaggio.
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