Lo sapevi che …
Esistono malattie definite MST (Malattie Sessualmente Trasmesse) ovvero malattie infettive che si trasmettono e/o diffondono principalmente, ma non solo, per contagio diretto tramite rapporti sessuali completi, orali e anali non protetti.
Tra queste ci sono:
Sono in larga parte malattie curabili. È molto importante che la diagnosi sia tempestiva.
Si consiglia quindi, in caso di secrezioni vaginali anomale, bruciori, prurito e/o dolore alla minzione, piccole escrescenze sull’apparato genitale o anche solo quando si hanno dubbi sui rapporti sessuali avuti, di ricorrere ad una consulenza con il proprio medico, ginecologa/o, androloga/o.
Puoi avere consulenze presso il consultorio più vicino. Il consultorio è gratuito e rivolto a tutte e tutti, anche se non sei residente, non hai un medico di base né un permesso di soggiorno.
Il medico è senz’altro in grado di fare diagnosi o suggerire gli accertamenti indispensabili e consigliare poi la terapia più opportuna.
Se sei studente, studentessa, lavoratore e lavoratrice fuori sede senza residenza hai diritto a un medico provvisorio.
In ogni modo bisogna ricordare che le malattie sessualmente trasmesse riguardano entrambi i/le partner e sono, quindi, entrambi/e che devono essere trattati/e, impedendone così l’ulteriore diffusione.
COME PROTEGGERSI DALLE MALATTIE A TRASMISSIONE SESSUALE?
Ricordati che solo l’uso corretto del preservativo, applicato all’inizio del rapporto e non poco prima dell’eiaculazione, può costituire una protezione dalle malattie a trasmissione sessuale.
Pensiamo per un attimo ad un signore (lo chiameremo signor X).
Il signor X vive in Italia, a Milano. Lavora: è un funzionario dell’ufficio del catasto. E’ sposato, ha due figli piccoli. Ha una casa di proprietà: un appartamento in un condomino. Ha un’automobile. Fa parte della cosiddetta “middle class”.
Ed adesso dimentichiamo il signor X, e concentriamo la nostra attenzione su un altro signore (lo chiameremo signor Y).
Il signor Y vive nella favela di Rio de Janeiro.
La mattina si alza presto. Non ha un lavoro. Vive di espedienti. Abita in una baracca di legno, lamiere e cartone, fredda e maleodorante, senza servizi igienici. Ha moglie e quattro figli da mantenere, ed a stento riesce a farlo.
Sia il signor X che il signor Y sono consapevoli della loro posizione nella società, del loro status sociale, delle loro ricchezze piuttosto che delle loro miserie, delle loro fortune piuttosto che dei loro problemi.
Ma assumiamo che nessuno di loro conosca il proprio posto nella società, la propria posizione di classe o il proprio status sociale, le proprie fortune nella distribuzione delle doti e delle capacità naturali, le proprie forze, le proprie intelligenze, i propri progetti di vita, le proprie aspettative, le proprie caratteristiche fisiche.
Assumiamo, inoltre, che nessuno di loro conosca le circostanze specifiche della propria società; sono all’oscuro della situazione politica ed economica dell’Italia e del Brasile; sono all’oscuro del livello di civilizzazione e di ricchezza del proprio Paese. Anzi, non sanno affatto quale sia il Paese in cui vivono.
Per calarci meglio in questa situazione di ignoranza, pensiamo ad una fase dell’esistenza (o pre-esistenza) in cui tutti gli uomini, ma proprio tutti, si trovano in una stessa ed identica situazione.
Pensiamo ad un uomo prima della sua nascita, nel grembo materno, che galleggia nel liquido amniotico.
Prima della nascita, tutti noi siamo circondati solo da liquido amniotico.
Poi, una volta nati, vi sarà chi sarà deposto in una comoda culla in una stanza di una clinica svizzera, circondato dagli sguardi felici del papà industriale brianzolo e della mamma soubrette televisiva. E vi sarà invece chi sarà deposto in una sudicia amaca di una maleodorante tenda nel deserto dell’Africa sahariana, circondato dagli sguardi, spenti e provati dalla miseria, dei genitori.
Prima, tutti uguali a galleggiare nel liquido amniotico. Poi, chi in una comoda culla in una ridente villa di Beverly Hills ed un vestitino pulito con tanti bei ricamini; e chi nudo in una baracca maleodorante delle favelas di Rio de Janeiro.
Ma ritorniamo ai momenti in cui siamo tutti nel grembo materno.
Attorno a noi è buio. Solo liquido amniotico ed un cordone ombelicale.
In quel momento siamo tutti uguali. Non c’è chi veste un bell’abito “griffato” e chi è invece seminudo ed infreddolito. Solo liquido amniotico.
E’ buio nel grembo materno. Non sappiamo cosa ci sarà lì fuori. Cosa ci aspetterà. Siamo ignoranti su tutto.
Chiediamo a noi stessi: “Nascerò in una capanna delle favelas di Rio o in una clinica svizzera?”; “Nascerò sano o malato, alto o basso, bello o brutto, intelligente o ritardato?”; “I miei genitori, lì fuori che mi aspettano, sono ricchi o sono poveri?”, “Sarò figlio del milanese signor X o del brasiliano signor Y?”.
Non lo sappiamo. Non sappiamo nulla. E’ la situazione originaria di ignoranza. Siamo ignoranti su tutto. E ciò ci spaventa.
Ma abbiamo anche delle speranze e delle aspettative.
Speriamo certamente di nascere sani; figli di genitori benestanti; in un Paese ricco, civile ed evoluto. Speriamo di nascere in Europa anziché in Africa. Speriamo di nascere in una clinica anziché in una capanna. Speriamo di essere i figli del signor X e non del signor Y.
Noi speriamo.
Ma siamo anche consapevoli che potrà andare diversamente da quanto speriamo.
Sappiamo che vi è la concreta possibilità di nascere malati, poveri, in mezzo ad una guerra o ad una carestia.
Ed è qui, allora, che facciamo un patto con noi stessi; con quelli che come noi sono ancora nel grembo materno e con coloro che sono già nati.
Diciamo a noi stessi: “Se dovessi nascere sano, in una famiglia ed in un Paese ricco, mi impegno ad aiutare coloro che invece, diversamente da me, nasceranno malati e poveri”.
E nel prendere questo impegno, confidiamo che tutti gli altri, nel grembo materno, anche loro ignoranti, facciano la stessa cosa a nostro favore. Confidiamo, cioè, nel fatto che anche gli altri assumano uno stesso impegno nei nostri confronti.
E così, sia pur ignoranti, ci sentiamo più sicuri ed abbiamo meno paura.
Se lo cose dovessero andare diversamente rispetto a quel che speriamo, se cioè dovessimo nascere poveri o malati, allora confideremmo nello stesso impegno assunto dagli altri in nostro favore: sappiamo quindi che vi sarà chi ci aiuterà, una volta nati.
Pensiamo: “Spero che lì fuori ad aspettarmi vi siano due amorevoli e benestanti genitori. Spero di nascere in una ricca metropoli europea. Qualora dovesse essere così, mi impegno ad aiutare, nella mia vita futura che sta per iniziare, colui che, sfortunato, è invece nato nella favela di Rio. Ma qualora dovessi essere io a nascere in una povera baracca confido nel pari impegno assunto dagli altri e confido quindi nell’aiuto di essi verso di me”.
Oggi sulle nostre coste sbarcano centinaia di persone che fuggono da guerre, carestie, miseria e persecuzioni. Molti muoiono nell’attraversare il Sahara, molti muoiono annegati nel Mediterraneo.
Essi ci ricordano del patto che tutti noi abbiamo assunto, quando eravamo nel grembo materno.
Noi siamo stati fortunati. Si è realizzato quanto speravamo: siamo nati in un Paese civile ed industrializzato, in Italia.
Loro no! Sono nati in mezzo ad una delle tanti guerre civili; o nell’arido deserto; o in mezzo a persecuzioni di ogni genere.
Adesso dobbiamo tener fede all’impegno assunto, quando eravamo ignoranti, con noi stessi e con loro.
Lo sfruttamento dei migranti come forza lavoro nella produzione agricola in Italia è una realtà molto diffusa nel normale funzionamento del sistema della grande distribuzione. Il basso costo dei prodotti permette alla grossa catena di supermercati che li acquista di avere un ampio margine di guadagno nella vendita, pur mantenendo un prezzo competitivo, poichè a pagare tale prezzo è il bracciante, reale colonna portante del sistema di produzione e vendita.
“Les récoltes de la honte” è il titolo di un’inchiesta svolta lo scorso Settembre dalla tv francese France2. Nell’inchiesta emergono le condizioni di lavoro dei braccianti in Puglia, per lo più stranieri migranti, impiegati nella coltivazione e lavorazione di ortaggi venduti poi ai grossi supermercati francesi. Venduti a prezzi tanto bassi che hanno spinto qualche giornalista d’oltralpe a chiedersi cosa permettesse una tale economicità della forza lavoro in Italia. La logica attualmente perseguita dal sitema della grande distribuzione sfrutta la disperazione con la quale il migrante (ma non solo, spesso si tratta di disoccupati provenienti da qualche azienda in crisi) si presenta a cercare lavoro, disposto com’è, o meglio, costretto, a subire pratiche di caporalato, e ad accettare uno stipendio a nero, senza nessun tipo di assistenza in condizioni ai limiti della schiavitù. L’estremo bisogno del bracciante consente all’azienda per cui egli lavora, di vendere il prodotto alle grosse catene di supermercati a prezzi stracciati, con grave danno per i produttori che decidano di far lavorare in condizioni dignitose e con un giusto stipendio i propri dipendenti. Spesso si parla del fenomeno sfruttamento riferendosi al meridione d’Italia, ma è vero, anche se meno noto, che queste pratiche sono diffuse anche al Nord. Un esempio è dato dai vigneti della Franciacorta, una zona collinosa compresa fra Brescia e il lago d’Iseo, dove il sitema del caporalato permette di sfruttare lavoratori, anche qui per la maggior parte migranti, nella produzione di vini venduti per la loro qualità a prezzi altissimi. Ma si capisce che di tale ricchezza il bracciante non vedrà che il suo solito stipendio di gran lunga inferiore al minimo consentito.
Anche nel resto d’Europa qualcuno è stato “incuriosito” dal sistema della produzione agricola italiana, tanto che lo scorso Ottobre si è tenuto un incontro tra sindacati norvegesi e sindacati italiani finalizzato a promuovere in Italia la conoscenza degli standard etici da far seguire ai produttori riguardo il rapporto con i lavoratori.
E’ in questo contesto che il gruppo “Il Popolo delle Arance” ha deciso di presentare una petizione alla COOP, per ottenere una maggiore trasparenza dei prezzi, azione che rappresenta una denuncia pubblica delle contraddizioni presenti nel sistema della grande distribuzione e del non rispetto da parte di queste aziende, o in questo caso cooperative, della dignità dei lavoratori, a cui esse devono la loro fortuna.
Sono passati pochi anni dai fatti che videro ribellarsi, nel 2010, i migranti sfruttati per produzione di arance a Rosarno, RC, (rivolta grazie la quale nacque il progetto di commercio equo, Equosud – SOS Rosarno) e, nel 2011, fu la volta dei migranti impiegati nei campi di pomodori di Nardò, LE. Segnali, questi, di come sia ancora possibile sperare in un sistema che tenga conto della dignità umana prima di tutto, a prescindere dalle condizioni economiche.
Un grande passo in avanti in questo senso è stato d’altra parte fatto con la stesura e la diffusione di quel patto sociale di rilevanza europea scaturito dal basso che è la Carta di Lampedusa, sorta dal bisogno di cambiare le inappropriate politiche internazionali riguardanti l’immigrazione e tutto ciò che ne consegue. Nel suo testo si promuove infatti: “libertà di movimento, libertà di scelta, libertà di restare, libertà di costruzione e realizzazione del proprio progetto di vita in caso di necessità di movimento, libertà personale e libertà di resistere”. Elementi che, se perseguiti concretamente, costituirebbero un’importante occasione per tutt* di non trovarsi mai più a dover svendere anche la loro dignità per poter guadagnare qualcosa per sopravvivere.
L.F.
LA PETIZIONE – Richiesta de Il Popolo delle Arance a COOP ITALIA: Chiediamo un prezzo TRASPARENTE, realmente SOSTENIBILE per i produttori agricoli e per i braccianti
http://www.change.org/it/petizioni/coop-italia-chiediamo-un-prezzo-trasparente-realmente-sostenibile-per-i-produttori-agricoli-e-per-i-braccianti
LA CARTA DI LAMPEDUSA – Leggi e sottoscrivi anche tu!
-SCOPRILA CON NOI: https://www.facebook.com/events/1544334152457450/?ref_newsfeed_story_type=regular
-LEGGI LA CARTA: http://www.meltingpot.org/La-Carta-di-Lampedusa-18912.html#.UxBrw_l5PT8
-PER ADERIRE: https://docs.google.com/forms/d/1QLymcIJ7dyLuPV-DI-9LWizqPrOkDzt_d2R9m_zoJnM/viewform
L’INCHIESTA – France2 – Inchiesta “Les récoltes de la honte”
DOMENICA 16 MARZO , alle ore 18.00 presso il C.S.O.A. Ex Mattatoio, si terrà l’incontro pubblico de Lautoradio che si articolerà su 2 livelli: presentazione e discussione del progetto e autoformazione sulle tecniche di gestione della web radio.
Lautoradio nasce dalla volontà, di diverse realtà sociali che operano in città, di incontrarsi e lavorare in sinergia mettendo in rete e socializzando conoscenze, esperienze, saperi e valorizzando la pluralità e la molteplicità dei contributi dati.
Questo progetto si inserisce in un percorso politico dal basso che, partendo dai centri sociali, si pone nell’ottica della riappropriazione dei saperi, degli spazi e del welfare.
Grazie anche e soprattutto al sostegno e alla collaborazione di Radiosonar.net (web radio romana) Lautoradio, che comprende oltre alla web radio anche un aggregatore di blog, sta crescendo e realmente vedendo la partecipazione di tanti e tante.
Proprio Radiosonar.net sarà presente all’iniziativa per contribuire al dibattito e fornire gli strumenti e le conoscenze necessarie alla realizzazione pratica della web radio.
SIETE TUTT* INVITAT* A PARTECIPARE AL PROGETTO E A CONTRIBUIRE CON LE VOSTRE IDEE!!!
“NON ABBASSARE LA VOCE…ALZA IL VOLUME!”
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LAUTORADIO