Escursione nell’universo ironico, truce, irridente, cinico e denso del dark cabaret, che con formazioni strumentali molto varie (dal pianoforte al synth, dai violini alle chitarre elettriche) si ispira alla teatralità musicale e all’estetica del cabaret tedesco, del vaudeville e del burlesque. I temi e gli immaginari rappresentati, spesso con indole punk, sono cupi e disturbanti: morte, violenza, prostituzione, sesso, blasfemia, povertà. Se ne comincia a parlare negli anni ‘70, ma è negli anni 2000 che viene riconosciuto come movimento musicale e diventa popolare, grazie alla compilation “A Dark Cabaret”, pubblicata dall’etichetta Projekt Records nel 2005.
Qui ascoltiamo qualche artista che ha contribuito a costruirne l’espressività musicale, estetica e sonora, prima di addentrarci in alcune delle produzioni più squisitamente del genere.
Il nostro piccolo viaggio non può che avere come spirito guida un accompagnatore d’eccezione: l’antieroe Mackie l’omicida, con il quale Bertold Brecht ne L’Opera da Tre Soldi (Die dreigroschenoper) del 1928 portò in scena sulle note di Kurt Weil il sottoproletariato londinese, per muovere una feroce critica alla società borghese capitalista.
Uno degli album considerati tra i precursori del dark cabaret è The End, pubblicato nel 1974 da Nico e prodotto da John Cale. La cantautrice tedesca dei Velvet Underground, attrice e performer nata appena 10 anni dopo l’uscita dell’opera brechtiana, nella sua lunga carriera solista, e in particolare in questa produzione, ha interpretato alcuni dei tratti che diventeranno caratteristici del genere, come la vocalità scura e l’espressionismo sepolcrale. Negli stessi anni, nella Germania Est, debutta l’eccentrica ed eclettica Nina Hagen. Inizia giovanissima a sperimentare mostrando da subito una capacità vocale, creativa e di scrittura uniche. Il suo stile ironico, graffiante, sboccato, teatrale e dark darà un’inedita sostanza al punk, che declinerà in maniera versatile nel corso della sua lunga carriera di artista anticonformista. Tra le grandi personalità femminili che hanno ispirato la scena dark cabaret, negli anni ‘80 troviamo Lydia Lunch e Siouxsie Sioux. La prima, cantante, poetessa, scrittrice e attrice statunitense, precoce esponente della no wave, con il suo primo album solista Queen of Siam del 1980 si dedica ad atmosfere depressive, crude e macabre che celebrano in maniera sbilenca l’esistenza crepuscolare di una diva scura. La seconda, iconica cantante dei Siouxsie and the Banshees, trascina per tutti gli anni ‘80 il punk londinese dentro atmosfere dark, cinematografiche e decadenti, segnando un punto di non ritorno su un’estetica di cui il dark cabaret si nutrirà a piene mani. Negli anni ‘90 nella scena alternative rock emerge PJ Harvey: cantautrice, compositrice e polistrumentista britannica con un carisma senza precedenti. Qui la ascoltiamo con il singolo del primo album da solista, dove inizia a sperimentare una narrativa teatrale, a tinte fosche e aggressive.
Sempre in ambito britannico ho deciso di menzionare i Sex Gang Children, che nonostante una produzione molto limitata tra gli anni ‘80 e ‘90, influenzarono la nascente scena dark cabaret con uno stile gothic e punk-rock drammatico e di impatto. Qui ascoltiamo un paio di brani dall’unico studio album del periodo originale, che vedeva il frontman Andi Sex Gang (voce e chitarra) insieme a Dave Roberts (basso), Terry McLeay (chitarra) e Rob Stroud (batteria).
Doveroso regalarci, in chiusura del volume 1, un ascolto di Tom Waits che ha sempre portato in scena i derelitti e gli oppressi, ritraendo figure tragicomiche disperate ma a tratti geniali e brillanti, attraverso una voce grave e una musica molto materica, che viaggia dal folk al blues, dal country al funk, al vaudeville all’hip hop. L’album The black rider del 1993 racchiude i brani scritti per l’omonima tragicommedia faustiana diretta da Robert Wilson e co-scritta da William S. Burroughs. Basata sul racconto popolare tedesco Der Freischütz di Johann August Apel, narra la vicenda di un impiegato archivista che fa un patto con il diavolo per dimostrare la propria virilità al padre cacciatore dell’amata ed ottenerla così in sposa.
Dopo queste premesse ci addentriamo in alcuni ascolti squisitamente dark e punk cabaret:
Tiger Lilies trio che prende vita a Londra nel 1989 dall’idea di Martyn Jacques (voce, fisarmonica, pianoforte, chitarra, armonica, ukulele, banjolele). Ispirato apertamente a Brecht e Weil, alla musica gitana e circense, alla chanson francese, nonché alla music-hall britannica, ha aperto la strada al punk cabaret brechtiano. È espressione unica, prolifica e originale di street opera anarchica con testi macabri e visioni cupe del reale. Ancora “gira il mondo cantando tutto ciò che non ha a che fare con una ragazza e un ragazzo biondi che corrono su un prato”. L’attuale formazione comprende, oltre a Martyn: Adrian Stout (contrabbasso, voci, scacciapensieri, sega musicale, theremin) e Budi Butenop (batteria).
Jill Tracy compositrice, pianista, cantante, cantastorie e filmaker di San Francisco, attiva da metà degli anni ‘90, dallo stile dark, evocativo e cinematografico. L’elegante Diabolical Streak, realizzato insieme a The Malcontent Orchestra nel 1999, esemplifica tutta la sua capacità di traghettare chi decide di seguirla in un “regno magico, lontano dal quotidiano, un luogo pieno di passaggi segreti, ombre, misteri e mostri dove sappiamo di non essere al sicuro, ma che al contempo non abbiamo fretta di abbandonare”.
The Dresden Dolls sono Amanda Palmer (voce e piano) e Brian Viglione (batteria). Nascono nel 2000 e si autodefiniscono un duo di punk cabaret brechtiano per distinguersi dalla scena gothic. Con sopracciglia disegnate e ascelle pelose, siparietti comico-grotteschi, batteria incalzante e pianoforte energico alternati a più classiche ballads, abituano il mainstream ad affrontare tematiche scomode come abusi, sesso, disagio mentale e aborto dal punto di vista femminista. Conquistano presto il pubblico al di fuori degli Stati Uniti e il mio cuore. Tra i diversi progetti musicali della Palmer, impossibile non citare il divertente dark cabaret incorporato in duo con un altro artista di strada come lei, Jason Webley: Evelyn Evelyn.
Tragic Tantrum duo sperimentale di performance-art statunitense che dichiara di applicare la mentalità punk del “fottitene e suona e basta” alla teatralità del cabaret. Pubblica il primo album nel 2011 che vuole essere un viaggio circense tra suoni ed atmosfere emotive lontani: si passa da scarni arrangiamenti di uno xilofono giocattolo a quelli orchestrali, cercando di far coesistere l’opera con il punk, il rock con le atmosfere gotiche e dark.
Andrea Schroeder cantante e poetessa tedesca, inizia con il gospel per poi dedicarsi, dal suo primo album nel 2012 che esce per un’etichetta indipendente, ad atmosfere sospese, notturne e ad una scrittura melanconica. Qui la ascoltiamo in una produzione che celebra il sodalizio con la chitarra graffiante di Jesper Lehmkuhl, dove la sua voce bassa e avvolgente si muove su melodie cariche di tensione.
黒色すみれ (Kokusyoku Sumire) female duo giapponese “neoclassico”, che debutta a Tokyo nel 2004 con Sachi al violino e Yuka alla voce, pianoforte e fisarmonica. Ha un’impostazione classica, un sound nostalgico e un’estetica teatrale e si ispira alla chanson francese e al romanticismo giapponese.
Underdog progetto romano nato nel 2004 da Barbara Wisniewska (voce), Diego Pandiscia (basso, voce), Giuseppe Trastulli (pianoforte), Francesco Cipriani (chitarra, giocattoli), Alberto Vidmar (trombone), Michele Di Maio (violino) e Fabio Mascelli (batteria). Ho il piacere di vederlx per caso nel 2011 in un live nelle campagne toscane e mi rimangono in testa le loro traiettorie stranianti, dove una voce maschile grottesca che dialoga con voci femminili melodiose. Si parte dallo swing jazz per lanciare una sfida beffarda a diversi generi musicali, che attraversano con frenesia, mantenendo altissima la qualità.
Серебряная свадьба (Serebryanaya Svadba) gruppo musicale e teatrale bielorusso formatosi nel 2005 che canta in lingua russa, francese e tedesca e miscela chanson francese, jazz dixieland, country, folk russo e ritmi latini alla maniera dell’orchestra cabaret. La formazione prevede, oltre le voci, basso, chitarra, batteria, violino, tromba, trombone e concertina. I live sono segnati da performance teatrali caotiche e ironiche, che coinvolgono il pubblico in atmosfere paradossali e comiche.
H.U.M.A.N.W.I.N.E. progetto fondato nel 2002 dai cantanti e polistrumentisti Holly Brewer e Matthew McNiss tra il Vermont e il Massachusetts. Si nutre di collaborazioni esterne e cambi continui di formazioni, oscillando tra il folk e il punk con tratti vaudevilliani. Si dice ironicamente che il nome sia l’acronimo “Humans Underground Making Anagrams Nightly While Imperialistic Not-Men Enslave”, in riferimento all’approccio anarco punk della band riflesso nei loro testi.
Dakh Daughters progetto ucraino di musica e teatro che nasce nel 2012 nel teatro Dakh di Kiev. Si tratta di sette musiciste che cantano in lingua e dialetto ucraino, francese, inglese, tedesco, russo, spesso usando testi di alta letteratura classica (come Shakespeare e Bukowski) o rivisitando canzoni e poesie tradizionali ucraine, con arrangiamenti che possono andare dal rap al folk, creando delle piccole opere rock. Dotato di archi, percussioni e fiati, il loro cabaret dark e freak è veicolo di narrazione della condizione umana, la libertà, la paura, la guerra, la bellezza.
VOLUME 1
Escursioni musicali – suoni al margine a cura di Bartok
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