Riprendiamo dal Circolo Island:
Erdogan è un terrorista, ora possiamo dirlo senza rischiare ulteriori sanzioni. E la Polizia italiana, tanto solerte nel difendere il suo buon nome, dovrà rassegnarsi all’idea che denunciare pubblicamente il genocidio in corso ad Afrin non è ancora reato.
È quanto emerge dall’ordinanza con la quale il Tribunale del Riesame ha annullato il sequestro dello striscione esposto durante la partita di pallavolo Ankara-Perugia il 21 Marzo da nove attiviste/i colpite/i da DASPO.
Oltre ad evidenziare le varie irregolarità con le quali il Pubblico Ministero aveva convalidato il sequestro e avviato un procedimento penale per diffamazione nei confronti dei nove, il Tribunale ha motivato la decisione descrivendo lo striscione come espressione legittima della critica politica “nel contesto di un conflitto, la cui dimensione e gravità in tema di perdita di vite umane militari e civili […] è ampiamente nota”.
Persino la magistratura è costretta a riconoscere l’illegittimità di provvedimenti arbitrari volti solamente alla repressione del dissenso!
Non ci facciamo illusioni: cade l’accusa di diffamazione, ma resta il procedimento penale avviato dal Pubblico Ministero; cadono tutte le motivazioni per le quali la Questura aveva comminato il DASPO, ma gli attiviste/i coinvolte/i sono ancora soggette/i alle pesanti limitazioni alla libertà che tale provvedimento comporta.
Mentre attendiamo che gli organi dello Stato si convincano che l’ordinamento giuridico italiano non coincide ancora con quello turco, lanciamo a tutti l’appello a non fermare le lotte di fronte ad un apparato di controllo sempre più opprimente.
Soprattutto non smetteremo di denunciare il terrorismo degli Stati e le loro politiche di sterminio e colonizzazione, in particolare quelli dello Stato turco e dello Stato d’Israele, coperti anche dalla complicità e dal sostegno dello Stato Italiano.
Le Daspate/i Daspati il Team Legale