“Noi popoli che viviamo nelle Regioni Autonome Democratiche di Afrin, Cizre e Kobane, una confederazione di curdi, arabi, assiri, caldei, turcomanni, armeni e ceceni, liberamente e solennemente proclamiamo e adottiamo questa Carta.
Con l’intento di perseguire libertà, giustizia, dignità e democrazia, nel rispetto del principio di uguaglianza e nella ricerca di un equilibrio ecologico, la Carta proclama un nuovo contratto sociale, basato sulla reciproca comprensione e la pacifica convivenza fra tutti gli strati della società, nel rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, riaffermando il principio di autodeterminazione dei popoli.
Noi, popoli delle Regioni Autonome, ci uniamo attraverso la Carta in uno spirito di riconciliazione, pluralismo e partecipazione democratica, per garantire a tutti di esercitare la propria libertà di espressione. Costruendo una società libera dall’autoritarismo, dal militarismo, dal centralismo e dall’intervento delle autorità religiose nella vita pubblica, la Carta riconosce l’integrità territoriale della Siria con l’auspicio di mantenere la pace al suo interno e a livello internazionale.
Con questa Carta, si proclama un sistema politico e un’amministrazione civile fondata su un contratto sociale che possa riconciliare il ricco mosaico di popoli della Siria attraverso una fase di transizione che consenta di uscire da dittatura, guerra civile e distruzione, verso una nuova società democratica in cui siano protette la convivenza e la giustizia sociale.”
Questo il preambolo della Carta del Contratto Sociale del Rojava.
Di Rojava abbiamo spesso sentito parlare negli ultimi mesi per l’avanzare dell’ISIS, descritto dai media mainstream come una minaccia incombente e irrefrenabile diretta anche verso l’Occidente.
Accanto all’ISIS abbiamo, fortunatamente, sentito parlare di Kobane, una delle città della Siria che, insieme a Afrin e Cizre, si è dichiarata autonoma sulla base di un nuovo contratto sociale, la Carta del Contratto Sociale del Rojava, appunto. Abbiamo sostenuto e solidarizzato con la città che ha resistito e ha respinto l’ISIS, il nemico numero uno del momento. Abbiamo sostenuto gli uomini e le donne delle brigate di autodifesa curde, YPG e YPJ, che hanno combattuto per difendere e liberare la città e salvare la popolazione.
Quanto stava accadendo a Kobane ha innescato un irrefrenabile interesse da parte di associazioni, collettivi, centri sociali e singolarità che, da ogni parte del paese, si sono mobilitate e hanno sentito la necessità non soltanto di solidarizzare, ma di intervenire e recarsi fisicamente a pochi chilometri da Kobane, nei campi profughi autogestiti su territorio turco.
Sono così partite moltissime staffette, che tutt’ora sono in corso, e così è nata la Campagna Rojava Calling con l’obiettivo di costruire una campagna nazionale intorno ai seguenti punti:
– Sostegno umanitario:
attraverso una raccolta fondi e materiali di prima necessità, in particolare per i profughi che, in fuga dall’ISIS, sono giunti in Turchia.
– Continuare la costruzione di staffette:
per permettere la conoscenza reciproca e portare un sostegno concreto ai profughi attraverso la realizzazione di progetto mirati. Primo fra tutti la staffetta di sostegno sanitario e a seguire progetti legati all’educazione.
– Continuare il monitoraggio informativo:
per avere informazione dirette sul conflitto in corso, per raccontare i contenuti e le pratiche di autogoverno del Rojava, per monitorare le azioni della Turchia al confine.
– Promuovere l’apertura di un canale umanitario al confine turco/siriano che permetta l’aiuto umanitario ai profughi siriani in fuga dalla guerra e il sostegno nei campi autogestiti di Suruc.
– Costruzione di azioni concrete affinché l’Europa si faccia carico dell’accoglienza degli oltre 3 milioni di profughi siriani. Contro il business dell’accoglienza, contro le condizioni inumane dei richiedenti asilo e dei migranti nel nostro paese per il riconoscimento della libertà di movimento.
– Eliminazione del PKK dalle liste del terrorismo internazionale:
Il 26 novembre il Senato italiano ha approvato all’unanimità una mozione in favore della cancellazione del PKK dalle liste di terrorismo internazionale. Vogliamo che questo impegno si trasformi in azioni concrete da parte del Governo e che anche l’Unione Europea vada nelle stessa direzione.
– Richiesta di liberazione di Öcalan e di tutt* ile prigionier* curdi
I negoziati di pace segreti tra PKK e Turchia devono diventare pubblici e ufficiali. Deve iniziare un monitoraggio internazionale sullo stato dei prigionieri politici curdi nelle carceri turche.
È da questi punti che vogliamo, anche da PERUGIA, far cominciare una scommessa capace di tenere insieme la voce di chi vuole sostenere questa battaglia attraverso azioni di solidarietà e cooperazione.
Perché Kobane deve essere difesa da tutt@, perché il Rojava non è un’idea, ma la costruzione concreta di un altro mondo, un mondo costruito attorno ai pilastri del confederalismo democratico, della centralità del ruolo della donna, dell’autodifesa e della redistribuzione della ricchezza. Un mondo che va a smascherare il sistema di potere globale vigente.
Abbiamo molto da imparare dalla resistenza di Kobane e dalla rivoluzione del Rojava.
Presentiamo la campagna Rojava Calling Giovedì 12 Marzo alle ore 18:00 presso la Biblioteca San Matteo degli Armeni (Perugia) con l’obiettivo di creare una rete territoriale di supporto e di sostegno.
Qui il link dell’evento:
CAMPAGNE DI SOSTEGNO:
Campagna per il supporto sanitario
Campagna raccolta farmaci
Campagna per la ricostruzione